Lo studioso dei sentieri «Io a piedi per l’Europa con mia moglie e il cane»
Il viaggio da Viterbo a Bruxelles in cinque mesi e mezzo La guida ambientale ha raccolto suoni, appelli e nuove vie
Le marmotte sulle Alpi, la pioggia tra i boschi nella valle austriaca del Leutasch, l’accoglienza della tedesca Brigitte, o l’appello da Limana, nel Bellunese, su quanto sia difficile vivere in montagna. La strada per Bruxelles è lunga ma piena di sorprese se parti da Chia, un piccolo borgo sopra il Tevere, e scegli di arrivare nel cuore dell’Unione europea a piedi.
Marco Saverio Loperfido, 41 anni, la moglie Marina Vincenti, 39, e Bricco, il loro cane meticcio trovato due anni fa, sono partiti il primo maggio da casa, in provincia di Viterbo. Hanno raggiunto il traguardo questa settimana, dopo cinque mesi e mezzo e 2.350 chilometri. Una sfida, certo, ma anche e soprattutto un progetto sociale e culturale.
«Il nostro scopo era prima di tutto realizzare una mappatura dei sentieri, scoprire nuove vie francigene da percorrere a piedi. Ma anche raccogliere i suoni e le idee delle associazioni e delle persone che abbiamo incontrato» spiega Marco, ricercatore di sociologia a RomaTre, guida Aigae (l’Associazione italiana guide ambientali escursionistiche) e fondatore di Ammappalitalia.it, miniera online di percorsi e non solo. Marina è invece una fotografa, insieme hanno scritto un diario fatto di parole, immagini e voci che hanno consegnato ai vertici del Parlamento europeo, concludendo un pellegrinaggio laico, un «gran tour» dal sapore antico utile per ripensare il futuro.
«La strada è una metafora, e il nostro è stato un viaggio catartico — dicono Marco e Marina —. Per esempio, quando si cammina nelle Ardenne, in mezzo alla loro bellezza martoriata da secoli di guerre, si comprende quanto è stata lunga la via per raggiungere la pace. La moneta unica non basta, per sentirsi veramente europei bisognerebbe percorrere a piedi luoghi come questi».
Anche in tempi dove conta soltanto la meta e raggiungerla il più velocemente possibile, Marco, Marina e Bricco sono riusciti a scovare nuovi itinerari. «Come quella che abbiamo chiamato la via dei poeti, dalla Torre di Chia, l’ultimo rifugio di Pier Paolo Pasolini, fino a Sant’Arcangelo di Romagna di Tonino Guerra, passando per il Monte Cerignone ove si ritirava Umberto Eco. Oppure la via delle istituzioni, si può andare da Strasburgo a Bruxelles seguendo percorsi secondari». Nonostante la modernità, c’è ancora terreno per chi ha gambe e volontà. «Non è stato facile — ammette Marco —. Abbiamo dovuto fare un lavoro di cucitura, un pezzo di sterrato, un sentiero di montagna, un tratto usato dagli agricoltori, a volte siamo stati costretti a percorrere qualche provinciale...».
Luoghi minori, lontani dai flussi turistici, volti, storie e anche voci. «Abbiamo raccolto più di 300 file audio. I suoni della natura, le interviste, i dialetti, le leggere sfumature tra una valle e l’altra, come la parlata di Sauris che non è né tedesco né italiano, o l’alsaziano a metà tra Francia e Germania».
Registrazioni, promettono Marco e Marina, che diventeranno presto nuovi progetti, come installazioni e testimonianze della varietà dei territori. Intanto sono diventate una sintesi di cinque minuti, curata dell’artista Alfonso Prota, che hanno fatto sentire a una delegazione di parlamentari europei. Ai quali hanno anche consegnato le loro «lettere in cammino», i mille suggerimenti raccolti lungo la strada, come facevano i «missi dominici» che sondavano l’impero di Carlo Magno. A partire dalla proposta di legge sulla figura europea delle guide ambientali elaborata dall’Aigae, incassando una promessa che loro stessi porteranno alla convention dell’associazione a fine mese in Abruzzo. E ancora, i progetti per un’agricoltura contadina chiesti dal movimento Woof Italia, oppure l’ultimo libro sul Vajont, scritto da Giuseppe Vazza, sopravvissuto alla tragedia, e persino un sacchetto di sale dolce di Cervia. Un bagaglio ricchissimo, quanto i 170 giorni di cammino di Marco, Marina (e Bricco).