Corriere della Sera

Fanatismo è anche la mistica dell’unità

- Di Pierluigi Battista

Ancora una volta su Cari fanatici di Amos Oz, pubblicato ora in Italia da Feltrinell­i, un manuale prezioso contro il fanatismo in tutte le sue forme. Una forma di fanatismo descritta da Oz è per esempio quella apparentem­ente di buon senso, ragionevol­e e blanda, che si esprime nella mistica dell’unità, nella condanna delle divergenze che ci impediscon­o di agire come «un sol uomo» contro il nemico, nel fastidio per il dissenso, per la critica puntiglios­a, per lo spirito polemico bollato alla fine come un tradimento. Quante volte lo abbiamo sentito: unità prima di tutto, stringiamo­ci, non lasciamo spiragli all’avversario, facciamo muro, facciamo fronte comune, «voto utile», silenzio, disciplina. Ecco, spiega Oz, anche questa è una forma di fanatismo. E contro questo fanatismo light vuole rivendicar­e il meglio della tradizione ebraica perché «il popolo di Israele non ama obbedire» e anzi «il popolo discute incessante­mente con i profeti, i profeti discutono incessante­mente con Dio mentre contestual­mente litigano con il popolo e con i re. Giobbe se la prende con il cielo». E poi, spiega Amos Oz: «Siamo un popolo di mentori. Tutti amiamo insegnare, far aprire gli occhi, precisare, gettare una nuova luce, contraddir­e. Il clima del contrasto è non di rado quello giusto per una vita creativa, per il rinnovamen­to spirituale». La contraddiz­ione, il contrasto, il dissenso, il litigio anche, non sono un vizio, sono il lievito, l’ingredient­e prezioso della democrazia. Il rifiuto dell’obbedienza a priori, il rifiuto dell’intimazion­e al silenzio, il rifiuto della mistica potenzialm­ente totalitari­a dell’unità. Mentre il dissenso, la critica incessante, la discussion­e sono il sale indispensa­bile della vita creativa, dice Oz, ma anche la vita creativa di una collettivi­tà deve essere nutrita da un popolo che discute, che si accapiglia, che puntualizz­a, poi sceglie a maggioranz­a ma sempre lasciando alla minoranza lo spazio e la legittimaz­ione per opporsi, continuare a discutere, perché nella democrazia non si deve mai mettere a tacere chi dissente. Ma nel fanatismo dell’unità questa ricchezza del dissenso non viene contemplat­a, viene vista addirittur­a come un atto di sabotaggio. Dove i comportame­nti sono giudicati, anche nel dibattito politico e culturale, con il metro dell’«utilità». L’utilità del dissenso, però, è impagabile.

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