La selezione
modo di essere. Abbandonarlo significherebbe perdere una parte di noi stessi, la sfida è riscoprirlo e rinnovarlo».
Dopo cinque anni si può dire che la scommessa sia stata vinta: al Pala Alpitour Isozaki la fiera disporrà di spazi maggiori che in passato e di un grandioso ingresso da Piazza d’Armi. «Oggi possiamo dirlo, siamo riuscite a ritagliarci uno spazio in un settore congestionato e in un momento economico difficile per tutti. Con la soddisfazione di vedere i nostri stand affollati di quarantenni, magari appassionati di design, e di essere riconosciuti dagli addetti ai lavori, anche internazionalmente, come la più contemporanea delle fiere d’arte antica — dice Pucci —. Anche se qualcuno continua a considerarci una fiera minore, nonostante la presenza di opere di artisti del calibro di Hayez o di Artemisia Gentileschi e di gallerie come Moretti, Apolloni o Lampronti, che sono abituate a vendere i loro pezzi al Metropolitan di New York o alla Tate di Londra».
Una rivoluzione copernicana che richiede tanto lavoro e occhi aperti, viaggi continui in tutto il mondo per fiere, gallerie, biennali di arte antica o contemporanea: «E non ci precludiamo mai niente. Frequentiamo spazi no profit, anche di giovanissimi artisti. Guardare tutto ci permette di rimanere contemporanee a quello che viviamo. — aggiunge Pucci —. Così spostiamo Colori dinamici
Gli stand «Abbiamo chiesto ai galleristi allestimenti minimalisti, no a tende di velluto e moquette»