«Parola vietata: antiquariato L’arte antica è contemporanea»
Le direttrici della rassegna: il nostro obiettivo è conquistare i quarantenni
Ieri & oggi Sotto, a sinistra, «Controluce» di Umberto Boccioni (1910). A destra, «Ritratto di John Belasyse», di Antoon Van Dyck l’asticella sempre un po’ più in alto. Leggiamo molto, ci confrontiamo, non solo fra noi, a volte ci chiamano con idee e progetti. Non siamo mai chiuse a nessuno e questo ci permette anche di avere un network ampissimo che ci aiuta a rinnovarci sempre».
Dopo il confronto esterno, quello interno, altrettanto prezioso: «Parliamo tantissimo coi galleristi, che oltre a voler concludere qualche affare, ormai considerano le fiere come un’opportunità preziosa per incontrare un pubblico che sta perdendo l’abitudine di andarli a trovare durante l’anno. E che hanno i loro problemi: per loro è sempre più difficile reperire sul mercato opere di pregio, scoprire pezzi interessanti da studiare, attribuire e poi mostrare con grande orgoglio al pubblico, che poi è la parte divertente del loro lavoro — spiega Stefania Poddighe —. Senza contare che la figura del classico collezionista di una certa esperienza e cultura sta inevitabilmente scomparendo e non è facile gestire un ricambio generazionale. La formazione di nuovi appassionati, se non collezionisti, è un processo lungo e complesso che la scuola di oggi non fa molto per favorire».
Ma in fiera, promettono le due direttrici, ci sono opere per tutte le tasche. Oltre a grandi nomi come quelli citati o come Boccioni, Balla, Severini, Burri, Van Dyck, Jan Brueghel, si trovano anche opere che potrebbero solleticare la voglia di investimento di qualche giovane attento al portafoglio: «Non è necessario essere l’amministratore delegato di una società quotata in Borsa per portarsi a casa oggetti di valore e qualità. Tenendo anche conto che l’arte antica è sicura, riconosciuta, consolidata ed è priva dei rischi che un’artista contemporaneo semisconosciuto può sempre presentare».