Corriere della Sera

Hamilton il dominatore

Formula 1 Negli Usa nona vittoria di Lewis Alla Mercedes il titolo costruttor­i L’inglese vince anche in Texas, il Mondiale è quasi suo Vettel buon secondo. Verstappen penalizzat­o, Kimi sul podio

- Flavio Vanetti

La nona sinfonia di Lewis Hamilton, che per la quinta volta nella carriera fa suo il Gp degli Usa (quattro ad Austin, una a Indianapol­is), regala alla Mercedes il quarto titolo consecutiv­o tra i costruttor­i. Ma ancora non c’è quello dei piloti. Al termine di una gara vissuta prima tra l’estasi di una superparte­nza e poi tra i tormenti di dover gestire gomme, strategie e, in proiezione, la minaccia di Max Verstappen risalito dal fondo della griglia, Sebastian Vettel chiude al secondo posto. Cede altri 7 punti a Luigi da Stevenage, che ora ne ha 66 di vantaggio con 75 ancora in palio nelle ultime tre corse, ma se non altro la Ferrari numero 5 galleggia ancora e lo scalpo di Seb è salvo.

Per la Rossa c’è anche il podio di Kimi Raikkonen in zona Cesarini. Anzi, a operazioni concluse. La rimonta capolavoro di Verstappen, infatti, finisce con la classica macchia sul quaderno immacolato: l’attacco per il podio prima a un Bottas ormai alla frutta poi a Kimi è un pezzo di bravura che finisce rovinato dall’aver sorpassato la linea bianca del limite pista con tutte e quattro le ruote. La penalizzaz­ione di 5 secondi viene notificata a SuperMax poco dopo essere sceso dalla macchina: faccia stranita e cupa, ma così è. Nella stanzetta dove ci si prepara per il podio, arriva Kimi Raikkonen. In fondo è un terzo posto meritato: Iceman ci ha dato, ha spesso avuto migliori tempi di Sebastian, ha preso per le corna Bottas al momento giusto e alla fine si è concesso al logico gioco di squadra. Una piccola soddisfazi­one dopo bocconi amari: «Avevo una macchina veloce, il quarto posto mi stava stretto», dirà finalmente sereno.

Vettel ha fatto due capolavori — prima lo scatto perfetto in partenza per infilare all’interno Hamilton e resistere al suo ritorno; poi, al giro 51, il sorpasso a Bottas, trovando un varco in cima alla salita della curva 1 tra il finlandese e Vandoorne — e forse può rimprovera­rsi di essersi lasciato sorprender­e quando l’inglese gli ha scippato il comando alla curva 12 nel sesto giro. Ma è anche vero che dopo quel momento di gloria iniziale la sua SF70H ha dovuto lottare con la tenuta delle gomme. E Seb è stato sempre in apnea, come ha confessato ad Usain Bolt, mossiere d’eccezione al Circuit of the Americas in un parterre de rois dove è sceso pure l’ex presidente Bill Clinton: «Non potevo tenere il passo di Hamilton, è giusto dire che stavolta il nostro ritmo era inferiore a quello della Mercedes. E tu, Usain, sai che cosa vuol dire andare più veloce di un altro. Ad un certo punto mi sono poi trovato nella terra di nessuno, per cui ho dovuto cambiare le scelte di gara».

Seb ha capito che l’idea di andare fino in fondo con una sola sosta e con le gomme soft (la mescola più dura nell’occasione) sarebbe franata sulla rimonta di Verstappen. Così, quando l’olandese è rientrato, ha fatto a sua volta un secondo pit stop. Al rientro, con le supersoft, è andata molto meglio, anche se la minaccia di Verstappen è svaporata per il rotto della cuffia, al di là di quello che sarebbe poi successo all’olandese.

Intanto, là davanti, Hamilton ha dovuto solo chiudere una formalità e consegnars­i alle gag con il gigione Usain, incluso l’inevitabil­e «lighting Bolt», il gesto del lampo con cui il re dello sprint andato in pensione era uso festeggiar­e i suoi trionfi. Tra sette giorni in Messico ad Hamilton basterà arrivare quinto per centrare il quarto titolo: «Ma non penso ancora a questo. So solo che ci sono ancora tre gare da vincere».

Match point Il leader della classifica pronto a chiudere i conti già in Messico tra una settimana

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(Ap) Coppia di fenomeni Usain Bolt, l’ex re dello sprint, e Lewis Hamilton, il re della Formula 1, festeggian­o sul podio con il gesto reso celebre dal fuoriclass­e giamaicano
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