Corriere della Sera

Marquez e Rossi da Oscar Ora Dovizioso è spalle al muro

Lo spagnolo trionfa in Australia, titolo a un passo. Vale, rimonta e 2° posto

- Daniele Sparisci

È la leggenda del motociclis­ta sull’oceano. Marc Marquez sceglie la pista più spettacola­re del campionato per vincere e girare scene da Oscar. Per la sesta statuetta — la quarta nella MotoGp — manca ancora l’ufficialit­à, ma la cerimonia potrebbe tenersi già domenica in Malesia. I 33 punti di vantaggio su Dovizioso adesso sono un argine sicuro, e a due gare dalla fine servirebbe un miracolo per ribaltare il copione interpreta­to e diretto da MM a Phillip Island. Comparsa la Ducati, anzi le Ducati: il plotone di Desmosedic­i è disperso fra le onde, il primo dei rossi, Scott Redding della Pramac, è undicesimo.

Dovi è addirittur­a due caselle indietro, peggio di com’era partito. Il meraviglio­so bagno di Motegi, appena una settimana fa, è un ricordo sbiadito: che fosse un tracciato duro per la moto italiana si sapeva ma non fino a questo punto. Davanti se le suonano in sette-otto,

lui li osserva con il binocolo. Un errore allo start lo trascina nei bassifondi e da lì non esce più. Perché? «Qui abbiamo avuto conferma dei nostri limiti, faticavamo soprattutt­o al centro della curva, in altre occasioni eravamo riusciti a mascherarl­i». Senza rettilinei importanti e con lunghi tratti

guidati il «motorone» di Borgo Panigale è un’arma caricata a salve, il consumo prematuro della gomma posteriore media ha aggravato la situazione. Eccoli i limiti della Rossa: «Non avevo carte da giocarmi — ammette il forlivese —. Abbiamo perso tanti punti e darò il massimo negli ultimi due

Gp, ma contro un Marc così recuperare è difficile anche se non impossibil­e».

Nel frullatore australian­o lo spagnolo della Honda ha vissuto momenti di panico: incroci ravvicinat­issimi, carenate, alla seconda curva rischia il crash con Valentino, poi lascia sfogare il gruppone composto

dallo stesso Rossi, Viñales, Iannone, Miller e Zarco e aspetta il momento propizio per lo scacco matto. La lotta è furibonda, lui, artista del controllo, pensa a rallentare per risparmiar­e le gomme con Dovi lontanissi­mo: «Ma da subito, dopo un contatto con Zarco, ho capito che avrei dovuto attaccare o avrei perso molte posizioni. Ma sapevo anche che un piccolo errore poteva costarmi carissimo. Non è stato facile, sono stati tutti molto aggressivi, ne porto i segni sulla moto e sulla tuta. Credo però che le gare vadano affrontate così, altrimenti si abbassa il limite e diventiamo come la Formula 1 dove ogni mossa viene punita».

A cinque giri dalla bandiera scacchi saluta e si libera dei pericoli, quelli dietro giocano per lo spettacolo ed è una danza ipnotica e sfrenata, dove la Yamaha con qualche modifica azzeccata e temperatur­e più miti si trasforma, non solo la numero 46 ma anche quella di Viñales che chiude a podio.

Valentino con la gamba rotta balla e incanta, il secondo posto, festeggiat­o come un successo, matura dopo un duello infinito senza esclusione di colpi: «Ne ho prese e ne ho date, sorpassi stupidi ma io sono più “stupido” di loro. Se questo è il gioco adesso, io sono pronto».

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Duello Valentino Rossi impegnato nel corpo a corpo con Marc Marquez: alla fine ha avuto la meglio il pilota spagnolo (Getty Images)

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