L’attesa per Napolitano dopo le parole critiche sulla scelta del governo Riflettori a Palazzo Madama sull’ex presidente che ha già avanzato dubbi sul Rosatellum
«A questo punto rimane solo da capire quando verrà posta la fiducia. Dopodiché bisognerà aspettare giovedì, forse venerdì. E a quel punto...». Oltre i puntini di sospensione c’è il tema su cui tutto l’arco costituzionale si sta esercitando nel pezzo di strada che separa Palazzo Madama da Palazzo Giustiani, dove i senatori a vita hanno i loro uffici. Nel lento viavai dei parlamentari che scandisce l’inizio della settimana, mentre all’approdo della legge elettorale nella commissione al Senato non mancano che poche ore, tutta l’attesa è riservata al momento in cui Giorgio Napolitano prenderà la parola per pronunciare il suo intervento sul Rosatellum nel dibattito sulla fiducia. Un momento, in assenza del pathos sui voti segreti, atteso come l’evento chiave del secondo passaggio parlamentare della riforma. Un momento che, è la sensazione generale, segnerà il massimo della distanza tra il presidente emerito della Repubblica e il Pd guidato da Matteo Renzi, che ha spinto perché il testo riadattato di Ettore Rosato venisse blindato.
Fare previsioni certe su quel che dirà in Aula l’ex Capo dello Stato — da sempre molto attento nel non far filtrare in anticipo il contenuto dei suoi interventi — è impossibile. Ma, e qui sta il primo indizio, è altamente improbabile che Napolitano spinga il suo dissenso nei confronti della scelta di mettere la fiducia sulla legge elettorale fino a negare il suo voto a favore del governo Gentiloni. Ed è quindi difficile che le pur aspre critiche che il presidente emerito potrebbe decidere di mettere a verbale sulla scelta di blindare il Rosatellum con la fiducia lo portino a fare un passo lontano dal principio della stabilità dei governi, che è sempre stato una delle sue bandiere.
Ma il Napolitano che prenderà la parola nelle fasi conclusive dell’approvazione della legge elettorale è intenzionato a lasciare un segno indelebile sull’appuntamento di Palazzo Madama e sul dibattito che si innescherà nei giorni successivi. A partire da quell’«ambito pesantemente costretto» a cui «qualsiasi deputato o senatore» è stato ridotto dalla scelta di ricorrere alla fiducia, già denunciato nei giorni in cui il testo era atteso al voto di Montecitorio. Un ambito che, ed è un tema che potrebbe trovare spazio nelle pagine dell’intervento, difficilmente la maggioranza (e gli altri contraenti del patto sul Rosatellum, da Forza Italia alla Lega) possono motivare con la scelta di «aggirare l’ostruzionismo». D’altronde, come fanno notare alcuni parlamentari da sempre sintonizzati sulle onde radio dell’ex Capo dello Stato, all’epoca della cosiddetta «legge Truffa» — l’altro precedente di una fiducia posta su una legge elettorale prima dell’Italicum — De Gasperi blindò il provvedimento soltanto dopo settimane e settimane di battaglia parlamentare. In questo caso, invece, «pochi giorni e il dibattito è stato silenziato».
Un silenzio che difficilmente calerà sulle parole dell’ex presidente della Repubblica. Almeno è quello su cui scommettono i tanti che vedono nel suo intervento l’ultima speranza per riaprire — quantomeno nel dibattito pubblico — una partita che nei numeri pare già chiusa.