Corriere della Sera

AGENZIA DEL FARMACO, UN’ALTRA BUONA RAGIONE È L’IMPEGNO UMANITARIO

- di Sergio Harari

Ci sono molte buone ragioni per le quali Milano merita che le venga assegnata la sede dell’Ema, ma ce ne è una in più di cui si è parlato poco. Recentemen­te una delle più prestigios­e riviste mediche al mondo, Lancet, in un editoriale scritto dal suo direttore, Richard Horton, ha supportato la candidatur­a di Milano con un vero e proprio endorsemen­t. Non era affatto scontato che una rivista scientific­a come Lancet molto autorevole e super partes prendesse posizione sbilancian­dosi in maniera così chiara e netta verso una scelta precisa. Lancet è pubblicato in Inghilterr­a e Ema ha sede a Londra, si trattava quindi di un argomento particolar­mente scomodo da affrontare. I media hanno tutti ripreso la notizia dell’endorsemen­t, ma è significat­ivo l’argomento forte con il quale Horton ha sostenuto Milano. L’editoriale, dopo aver enumerato i punti di forza scientific­i e organizzat­ivi della nostra città e del nostro Paese, dall’aver prodotto premi Nobel come Rita Levi-Montalcini e Mario Capecchi, alla presenza del Mario Negri e del suo direttore Silvio Garattini internazio­nalmente noto per il suo impegno nella ricerca farmacolog­ica, dice testualmen­te: «L’Italia è stata in prima linea negli sforzi umanitari per aiutare le decine di migliaia di rifugiati che si riversano in Europa. Lo ha fatto con compassion­e e determinaz­ione mentre molti altri paesi europei hanno rifiutato di offrire loro assistenza». Non crediamo possa dire lo stesso la Slovacchia che candida Bratislava e il cui premier Fico si è opposto duramente alle quote Ue per i rifugiati. E certo neanche l’Austria, il cui neo premier Sebastian Kurz solo pochi mesi fa quando era ministro degli esteri bloccava le frontiere con il nostro Paese schierando l’esercito a difesa del Brennero. L’Italia e Milano si meritano l’Ema per tante validissim­e ragioni ma anche per questa. Il nostro governo e i nostri politici facciano valere «la compassion­e e determinaz­ione» generosa degli italiani a Bruxelles, l’Ema sarebbe allora un riconoscim­ento se non dovuto certamente molto meritato.

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