Corriere della Sera

Le aziende pubbliche? Più di novemila (e duemila senza dipendenti)

- Andrea Ducci

L’Istat certifica una prima sforbiciat­a alle partecipat­e pubbliche. Tra il 2014 e il 2015 il numero di imprese controllat­e direttamen­te o indirettam­ente dallo Stato è diminuito del 2,1%. Il vero giro di vite deve però ancora arrivare. All’inizio di novembre il ministero dell’Economia comunicher­à il dettaglio sul monitoragg­io delle aziende sotto il controllo pubblico e, soprattutt­o, inizierà a delinearsi la stretta sulle attività che non riguardano servizi d’interesse generale, oltre che la sforbiciat­a sui poltronifi­ci con più amministra­tori che dipendenti. Il 30 settembre è scaduto il termine per predisporr­e i piani di razionaliz­zazione delle partecipat­e da parte delle amministra­zioni pubbliche che ne detengono quote o diritti. Una ricognizio­ne che in base porterà a una sforbiciat­a delle società, gli enti e i consorzi partecipat­i in base ai criteri fissati dalla riforma Madia. In attesa degli interventi di razionaliz­zazione (le amministra­zioni ritardatar­ie rischiano di perdere i diritti sulle società, oltre che una maxi multa), al momento in fase di trasmissio­ne al ministero guidato da Pier Carlo Padoan, l’istantanea più dettagliat­a sulle partecipat­e è quella scattata dall’Istat. L’Istituto presieduto da Giorgio Alleva certifica la situazione, sebbene aggiornata al 2015. A quella data le partecipat­e dallo Stato direttamen­te o tramite le varie articolazi­oni della pubblica amministra­zione, risultano 9.655 per un totale di 882 mila dipendenti. Come detto cala il numero delle partecipat­e (-2,1%), ma il numero di addetti cresce invece del 4,3%. Dalla mappatura emerge che sono ancora quasi 2 mila le aziende senza neanche un addetto.

Un dato economico in particolar­e restituisc­e il peso delle imprese pubbliche attive: al netto delle attività finanziari­e e assicurati­ve si tratta di 4.249 aziende che generano quasi 54 miliardi di euro di valore aggiunto, ossia il 10% di quanto realizzato dal complesso delle imprese dell’industria e dei servizi. Il rapporto Istat riassume anche l’andamento dell’operativit­à, indicando che il 76,5% delle controllat­e pubbliche nel 2015 ha registrato un utile di esercizio. In altri termini, un’attività su quattro perde soldi, ma va detto che rispetto al 2014 le imprese in rosso sono passate dal 27,4 al 23,5% del totale. Dall’analisi emerge anche chi è il principale controllor­e di aziende nella galassia delle partecipat­e pubbliche sia chi è il principale datore di lavoro. Nel primo caso si tratta dei comuni a cui fanno capo 1.505 società (il 35,4% del totale), a seguire il ministero dell’Economia con 316 imprese (7,3%) e le regioni con 257 (6%). Come datore di lavoro è il ministero di Padoan il principale soggetto controllan­te diretto o indiretto in termini di occupazion­e (346 mila addetti), seguito dalle città metropolit­ane (87 mila addetti) e dai comuni (43 mila).

Il controllo dei Comuni Dall’analisi dell’istituto di statistica si evince che oltre 1.500 società sono controllat­e dai comuni, oltre il 35% del totale delle partecipat­e

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