Le aziende pubbliche? Più di novemila (e duemila senza dipendenti)
L’Istat certifica una prima sforbiciata alle partecipate pubbliche. Tra il 2014 e il 2015 il numero di imprese controllate direttamente o indirettamente dallo Stato è diminuito del 2,1%. Il vero giro di vite deve però ancora arrivare. All’inizio di novembre il ministero dell’Economia comunicherà il dettaglio sul monitoraggio delle aziende sotto il controllo pubblico e, soprattutto, inizierà a delinearsi la stretta sulle attività che non riguardano servizi d’interesse generale, oltre che la sforbiciata sui poltronifici con più amministratori che dipendenti. Il 30 settembre è scaduto il termine per predisporre i piani di razionalizzazione delle partecipate da parte delle amministrazioni pubbliche che ne detengono quote o diritti. Una ricognizione che in base porterà a una sforbiciata delle società, gli enti e i consorzi partecipati in base ai criteri fissati dalla riforma Madia. In attesa degli interventi di razionalizzazione (le amministrazioni ritardatarie rischiano di perdere i diritti sulle società, oltre che una maxi multa), al momento in fase di trasmissione al ministero guidato da Pier Carlo Padoan, l’istantanea più dettagliata sulle partecipate è quella scattata dall’Istat. L’Istituto presieduto da Giorgio Alleva certifica la situazione, sebbene aggiornata al 2015. A quella data le partecipate dallo Stato direttamente o tramite le varie articolazioni della pubblica amministrazione, risultano 9.655 per un totale di 882 mila dipendenti. Come detto cala il numero delle partecipate (-2,1%), ma il numero di addetti cresce invece del 4,3%. Dalla mappatura emerge che sono ancora quasi 2 mila le aziende senza neanche un addetto.
Un dato economico in particolare restituisce il peso delle imprese pubbliche attive: al netto delle attività finanziarie e assicurative si tratta di 4.249 aziende che generano quasi 54 miliardi di euro di valore aggiunto, ossia il 10% di quanto realizzato dal complesso delle imprese dell’industria e dei servizi. Il rapporto Istat riassume anche l’andamento dell’operatività, indicando che il 76,5% delle controllate pubbliche nel 2015 ha registrato un utile di esercizio. In altri termini, un’attività su quattro perde soldi, ma va detto che rispetto al 2014 le imprese in rosso sono passate dal 27,4 al 23,5% del totale. Dall’analisi emerge anche chi è il principale controllore di aziende nella galassia delle partecipate pubbliche sia chi è il principale datore di lavoro. Nel primo caso si tratta dei comuni a cui fanno capo 1.505 società (il 35,4% del totale), a seguire il ministero dell’Economia con 316 imprese (7,3%) e le regioni con 257 (6%). Come datore di lavoro è il ministero di Padoan il principale soggetto controllante diretto o indiretto in termini di occupazione (346 mila addetti), seguito dalle città metropolitane (87 mila addetti) e dai comuni (43 mila).
Il controllo dei Comuni Dall’analisi dell’istituto di statistica si evince che oltre 1.500 società sono controllate dai comuni, oltre il 35% del totale delle partecipate