Unicredit apre ad Abu Dhabi l’hub per Medio Oriente e Africa, secondo mercato per l’export della Ue
DALLA NOSTRA INVIATA
«La crescita in Europa in una parola? Buona. In due parole: molto buona», afferma Jean Pierre Mustier, ceo di Unicredit ad Abu Dhabi, dove l’istituto inaugura una filiale di investment banking, che serve da hub per l’intera regione Medio Oriene e Africa (Mea), oltre che per i Paesi del Golfo, secondo mercato di esportazione per la Ue, con oltre mille aziende europee che operano nell’area, da Salini a Venchi, che in queste ore negozia lo sbarco in franchising della sua cioccolata.
«La ripresa è sincronizzata. Abbiamo tutte le condizioni per una crescita sostenuta, e anche il supporto politico», aggiunge Mustier. L’Italia questa volta fa parte del gruppo. «Gli imprenditori La nuova filiale Gianni Papa (Dg), Giuseppe Vita (presidente), il responsabile della nuova filiale Yahia El Assadi e Jean Pierre Mustier (ceo) che incontriamo ci dicono che gli ultimi due trimestri sono i migliori da 8 anni a questa parte. Lo vediamo perfino nell’immobiliare. I segnali vanno tutti nella direzione giusta. E l’Italia ha tutto ciò che serve — creatività, imprese eccellenti e attrazione turistica — per essere un campione del 21° secolo». Anche perché «le banche non rappresentano più un rischio sistemico, ma sono pronte a finanziare le imprese».
Dopo il salvataggio di Mps e delle due Venete, Mustier non vede «grossi rischi». «Restano alcuni problemi, ma a livello di singolo istituto. Le autorità italiane hanno fatto un lavoro eccellente per ristabilire la fiducia». Domanda inevitabile: e l’azione del governatore Visco? «Ottimo lavoro», risponde il Ceo di Unicredit. Ma non commenta quando gli si chiede se Visco dovrebbe essere riconfermato al vertice di Bankitalia, dopo la mozione del Pd.
Nemmeno la prospettiva di una riduzione del Quantitative easing, il programma di acquisti di titoli di Stato da parte della Bce, che giovedì potrebbe annunciare tempi e modi, innervosisce Mustier. «La Bce finora ha fatto molto bene. Se cambierà la sua politica monetaria, lo farà per una buona ragione, perché la zona euro è migliorata. Ma sarà un cambio graduale. Perciò non sono preoccupato».
È troppo presto anche per lagnarsi di un’ulteriore stretta sui crediti deteriorati (Npl) allo studio della Bce. «Bisogna guardare all’impatto complessivo delle misure regolatorie per capire quale sarà l’effetto, quindi non solo alla Bce, ma pure alla linee guida dell’Eba (l’Autorità bancaria europea, ndr) e alle regole di Basilea IV», valuta. «La Bce punta a uniformare il peso degli Npl, per poter arrivare a un’assicurazione comune dei depositi, che è il terzo pilastro dell’Unione bancaria. In Italia il rapporto tra Npl e prestiti totali è ancora un po’ più alto rispetto alla media europea, ma non sono più un rischio sistemico, sebbene pesino sul costo del capitale».
Ad Abu Dhabi con Mustier sono volati il direttore generale Gianni Papa e il presidente, Giuseppe Vita. «Ora abbiamo bisogno di un presidente più giovane e italiano», dice Vita. Mustier corregge: «Siamo un team franco-italiano. Non scegliamo il presidente in base all’età o al sesso. Vogliamo essere un’importante banca commerciale paneuropea e abbiamo bisogno di una governance molto forte, con un board di grande qualità, per attirare investitori internazionali».