Corriere della Sera

Porto delle nebbie

- Di Massimo Gramellini

In Portogallo un uomo rapisce l’amante, che probabilme­nte aveva deciso di lasciarlo, e per vendetta avverte il marito (ah, la solidariet­à maschile). Il coniuge li raggiunge munito di solide argomentaz­ioni: un batticarne da macellaio. Ma, anziché sul rivale, si avventa sulla moglie per farne polpette. La donna riesce a mettersi in salvo e presenta denuncia contro i due eroi. Entra in scena la Giustizia. Due magistrati di Porto, un uomo e una donna. Forse consultano i sacri testi dell’Inquisizio­ne, ma in ogni caso li scartano, ritenendol­i troppo progressis­ti. E scrivono una sentenza da rileggere nelle notti buie e tempestose: «L’adulterio della donna è un gravissimo attentato contro l’onore e la dignità dell’uomo. Nella Bibbia l’adultera veniva punita con la morte e ancora poco tempo fa il tribunale imponeva una pena soltanto simbolica all’uomo che decideva di ucciderla». Bei tempi, sembrano suggerire i giudici. (Del resto in Italia il delitto d’onore è scomparso nel 1981, l’altro ieri). Ora ci si deve accontenta­re di sospendere la pena a un pover’uomo «sconvolto e umiliato dalla donna, la cui slealtà e immoralità sessuale ha spinto l’imputato in una profonda depression­e».

E se fosse stata lei a deprimersi per i tradimenti del marito? Su questo la Bibbia non si esprime, perciò i giudici preferisco­no tacere. Alla signora scampata al batticarne del vendicator­e, ma non al tritacarne dell’inquisitor­e, resta un ultimo grado di giudizio. L’augurio è che le tocchi in sorte un tribunale più illuminato. A questo punto andrebbero bene anche i talebani.

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