Licenziato il super fotografo Effetto Weinstein nella moda
«Abusi seriali», cancellati dalle riviste i servizi di Terry Richardson
day Times pubblica un articolo dal titolo severo: «Perché Terry Richardson è ancora vezzeggiato dall’ambiente della moda?». Il giornale riproduce il fotogramma di un celebre video di Miley Cyrus, ritratta nuda su una palla da demolizione, nella stanza colma di macerie. La regia è dell’uomo che il quotidiano definisce il «Weinstein della moda». La cantante dichiara di essersi pentita di aver girato quella clip nel 2013. Ma tutti gli altri, nota il Sunday Times, come lo stilista e regista Tom Ford o il direttore di British Vogue Edward Enninful, continuano a fare finta di niente.
Richardson, 52 anni, nato a New York, ma cresciuto in California, figlio del fotografo Bob Richardson, è una figura universale, eclettica e spesso discussa. Ha cominciato come assistente di Tony Kent, poi si è messo in proprio.
Il suo stile è provocatorio, trasgressivo. Ha firmato campagne per Gucci, Levi’s, Si- sley, Diesel, Tom Ford, Hugo Boss e altre aziende. Ha ritratto praticamente tutte le star della musica, del cinema, passando da una generazione all’altra, da Madonna a Britney Spears; da Catherine Deneuve a Jessica Alba; da Mickey Rourke a Leonardo DiCaprio. Nel 2010 ha realizzato il Calendario Pirelli, allestendo il set in Brasile, a Bahia. Nel 2011 ha curato un libro di immagini con Lady Gaga.
Richardson si è prima sposato con la modella Nikki Ubert. Da qualche mese la sua nuova moglie è Alexandra Bolotov, da cui un anno e mezzo fa ha avuto due gemelli. «È l’esperienza più intensa, più umile e più divertente della mia vita», commentò Terry. Ma adesso, probabilmente, arriva il momento più difficile. È possibile che altre aziende, altri partner d’affari gli chiudano le porte in faccia. Lo tirino giù dal piedistallo, distruggano la sua reputazione. Senza contare che i magistrati potrebbero dare seguito alle denunce di donne finora inascoltate. Richardson si è difeso nei giorni scorsi, inviando una lettera al sito Huffington Post: «Ho sempre collaborato con donne adulte e consenzienti, pienamente consapevoli del tipo di lavoro che stavamo facendo. Non ho mai usato un’opportunità professionale o non mai fatto ricorso alle minacce per costringere una persona a fare qualcosa che non volesse. Ho il massimo rispetto per quanti lavorano con me, riconosco la loro libertà di scelta e accetto le loro decisioni».
La difesa «Non ho mai fatto ricorso a minacce per costringere una donna a fare qualcosa»