COME BARCELLONA? SERVE RIFORMA FEDERALISTA
VENEZIA
Caro Aldo, sarebbe positivo se stasera, durante RomaCrotone, gli ultras giallorossi non replicassero, con striscioni e cori offensivi, al vergognoso fotomontaggio di Anna Frank, in maglia romanista, diffusa domenica dagli ultras della Lazio. E, dunque, niente cori beceri contro Vincenzo Paparelli, il tifoso biancoceleste, ferito a morte da un razzo, esploso dalla curva opposta, in occasione di un derby del 1975. I dirigenti del calcio lavorino per isolare i responsabili di queste squallide manifestazioni, che dimostrano incultura, odio, istigazione alla violenza. Cominci Lotito a emarginare i settori del tifo becero, che danneggiano la bella squadra di Inzaghi. Non tutti i fans della Lazio rimpiangono il ventennio fascista, e non è corretto generalizzare, nella condanna, tutti i tifosi, spesso protagonisti di gesti generosi, come il derby organizzato dai dirigenti del Pisa per aiutare i livornesi colpiti dalla recente alluvione.
Pietro Zandoli, Cosenza Caro Pietro, tutto vero, ma quell’immagine di Anna Frank in curva, usata come un insulto blasfemo, resterà come una macchia indelebile sul calcio italiano.
GALILEO GALILEI
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Caro Aldo,
D’accordo per l’autonomia del Veneto, ma non dimentichiamo che è stato lo Stato a intervenire per il salvataggio delle nostre banche...
In Veneto può finire come in Catalogna?
Cari lettori,
IVenezia
Torino
n effetti anche in Catalogna cominciò con l’autonomia, e si è arrivati alla secessione. In Veneto gli indipendentisti esistono, ma la maggioranza — tra cui Zaia — per ora chiede un Veneto autonomo dentro un’Italia unita. Ma cosa accadrebbe se lo Stato rispondesse no alle loro richieste? Il processo separatista in Catalogna è cominciato quando la Corte costituzionale, controllata dal Partito popolare, ha bocciato lo Statuto catalano. In Italia la situazione è diversa, paradossalmente grazie alla Lega: mentre il partito catalanista che fu di Pujol e Mas — il quale resta il leader ombra — e ora è di Puidgemont esiste solo a Barcellona e dintorni, la Lega di Salvini è ormai un partito nazionale, se non nazionalista, in chiave anti-europea e antiglobalizzazione; e sostiene di volere l’autonomia anche per le altre Regioni.
Il problema, come spesso nella vita, sono i soldi. Il vicesegretario pd Martina e il presidente pugliese Emiliano sostengono che veneti e lombardi hanno tutte le ragioni, però la Costituzione vieta loro di trattenere più tasse sul territorio. Ma lo scopo dell’autonomia è esattamente questo (con la contraddizione colta anche da Federico Sensini: privatizzare gli utili e socializzare le perdite è vizio antico). È evidente che tutto dovrebbe passare da una riforma costituzionale in senso federalista; esattamente il contrario dell’ultima riforma, che invece riportava alcune competenze allo Stato.
Non va poi dimenticato che il vero localismo italiano non è definito dalle regioni, bensì dai comuni. Un lombardo di Sondrio parla, mangia, pensa diversamente da un lombardo di Mantova. L’Oltrepò pavese è un altro mondo rispetto alla Val Camonica. La Lombardia è più ampia dei suoi confini geografici: guardano a Milano Alessandria, Novara, Novi Ligure, Lugano, Piacenza, Verona. Questo fa della Lombardia una delle regioni più attrattive d’Europa, e nel frattempo ne dilata e frammenta l’identità, arricchita da generazioni di italiani arrivati dal Sud. Il Veneto ha un’identità più definita e arroccata; non a caso è l’area del Nord dove si parla più il dialetto. La Lombardia si sente centrale, il Veneto si sente trascurato; e anche questo ha la sua importanza.
L’insulto ad Anna Frank una macchia indelebile