Fca, le vendite negli Usa spingono i conti
Nel trimestre profitti per 910 milioni. Marchionne: per Magneti Marelli decisione il prossimo anno
A Piazza Affari ha chiuso a +5%. A Wall Street ha aperto sopra il 6%. Effetto dei conti record, per Fca, con tutti gli indicatori di redditività (e in tutti i settori) in crescita a doppia cifra abbondante. E poiché il numero di auto consegnate e il volume dei ricavi restano sostanzialmente stabili, tanto nel trimestre luglio-settembre quanto nel totale da inizio anno, Sergio Marchionne può confermare la sua «fiducia sul raggiungimento sui target 2018».
Significa che la scommessa alla base del relativo piano industriale — la «rivoluzione premium» con conseguente miglioramento del rapporto utili-fatturato — sta insomma funzionando e proprio la trimestrale Manager Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles presentata ieri ne è un’ulteriore prova. L’utile netto fa un salto del 50%, a 910 milioni, e sui nove mesi sfiora il raddoppio: + 93%, a 2,7 miliardi contro gli 1,4 del corrispondente periodo 2016. Meno marcata, ma sempre a doppia cifra, la crescita dell’utile netto rettificato: +25%, a 922 milioni, tra luglio e settembre; +35% a 2,6 miliardi da gennaio. E trend identico per il margine industriale netto: nel trimestre l’Ebit adjusted sfiora gli 1,8 miliardi (+17%), da inizio anno sale a quota 5,160 (+14%).
Quel che è rimasto di fatto invariato è il giro d’affari. Fca ha consegnato nel mondo poco più di un milione di auto (3,2 milioni sui nove mesi) per 26,4 miliardi di ricavi (82 miliardi da gennaio). A quel livello di profitti, però, la redditività non può che migliorare. Il rapporto Ebit-fatturato era al 5,6% nel terzo trimestre 2016, il margine sale al 6,7% adesso.
Con queste performance, Marchionne avrebbe forse potuto ritoccare gli obiettivi per fine anno. Ma c’è, e potrebbe continuare, l’impatto che sui conti ha avuto il dollaro debole. Perciò il numero uno di Fca si è limitato a confermare i target già annunciati: ricavi netti a 115-120 miliardi, margine operativo adjusted superiore ai sette, utile netto oltre i tre, indebitamento industriale netto sotto i 2,5 (dai 4,4 miliardi attuali, cui si affiancano tuttavia 19,5 miliardi di liquidità disponibile).
Da qui, il gruppo è ben posizionato per centrare il traguardo fissato dal business plan al 2018. Anche sul fronte dell’azzeramento del debito, cui darà un contributo decisivo lo spinoff di Magneti Marelli. «Abbiamo incominciato a parlarne nel board, maggiori dettagli li daremo nella prima metà dell’anno prossimo». Ovvero quando lui presenterà il nuovo piano industriale. E, presumibilmente, il manager che dovrà attuarlo, visto che per Fca la fine del 2018 segnerà la fine, anche, dell’era Marchionne. A meno di sorprese, legate per esempio alla Grande Alleanza che lo stesso John Elkann vorrebbe concludere, l’uomo che ha dato un futuro alla vecchia Fiat andrà in Ferrari, a Torino ci sarà un nuovo amministratore delegato. Giurano che sarà un interno. Ma sono carte che i vertici non scopriranno tanto presto.