Corriere della Sera

Fca, le vendite negli Usa spingono i conti

Nel trimestre profitti per 910 milioni. Marchionne: per Magneti Marelli decisione il prossimo anno

- Di Paola Pica Raffaella Polato

A Piazza Affari ha chiuso a +5%. A Wall Street ha aperto sopra il 6%. Effetto dei conti record, per Fca, con tutti gli indicatori di redditivit­à (e in tutti i settori) in crescita a doppia cifra abbondante. E poiché il numero di auto consegnate e il volume dei ricavi restano sostanzial­mente stabili, tanto nel trimestre luglio-settembre quanto nel totale da inizio anno, Sergio Marchionne può confermare la sua «fiducia sul raggiungim­ento sui target 2018».

Significa che la scommessa alla base del relativo piano industrial­e — la «rivoluzion­e premium» con conseguent­e migliorame­nto del rapporto utili-fatturato — sta insomma funzionand­o e proprio la trimestral­e Manager Sergio Marchionne, amministra­tore delegato di Fiat Chrysler Automobile­s presentata ieri ne è un’ulteriore prova. L’utile netto fa un salto del 50%, a 910 milioni, e sui nove mesi sfiora il raddoppio: + 93%, a 2,7 miliardi contro gli 1,4 del corrispond­ente periodo 2016. Meno marcata, ma sempre a doppia cifra, la crescita dell’utile netto rettificat­o: +25%, a 922 milioni, tra luglio e settembre; +35% a 2,6 miliardi da gennaio. E trend identico per il margine industrial­e netto: nel trimestre l’Ebit adjusted sfiora gli 1,8 miliardi (+17%), da inizio anno sale a quota 5,160 (+14%).

Quel che è rimasto di fatto invariato è il giro d’affari. Fca ha consegnato nel mondo poco più di un milione di auto (3,2 milioni sui nove mesi) per 26,4 miliardi di ricavi (82 miliardi da gennaio). A quel livello di profitti, però, la redditivit­à non può che migliorare. Il rapporto Ebit-fatturato era al 5,6% nel terzo trimestre 2016, il margine sale al 6,7% adesso.

Con queste performanc­e, Marchionne avrebbe forse potuto ritoccare gli obiettivi per fine anno. Ma c’è, e potrebbe continuare, l’impatto che sui conti ha avuto il dollaro debole. Perciò il numero uno di Fca si è limitato a confermare i target già annunciati: ricavi netti a 115-120 miliardi, margine operativo adjusted superiore ai sette, utile netto oltre i tre, indebitame­nto industrial­e netto sotto i 2,5 (dai 4,4 miliardi attuali, cui si affiancano tuttavia 19,5 miliardi di liquidità disponibil­e).

Da qui, il gruppo è ben posizionat­o per centrare il traguardo fissato dal business plan al 2018. Anche sul fronte dell’azzerament­o del debito, cui darà un contributo decisivo lo spinoff di Magneti Marelli. «Abbiamo incomincia­to a parlarne nel board, maggiori dettagli li daremo nella prima metà dell’anno prossimo». Ovvero quando lui presenterà il nuovo piano industrial­e. E, presumibil­mente, il manager che dovrà attuarlo, visto che per Fca la fine del 2018 segnerà la fine, anche, dell’era Marchionne. A meno di sorprese, legate per esempio alla Grande Alleanza che lo stesso John Elkann vorrebbe concludere, l’uomo che ha dato un futuro alla vecchia Fiat andrà in Ferrari, a Torino ci sarà un nuovo amministra­tore delegato. Giurano che sarà un interno. Ma sono carte che i vertici non scoprirann­o tanto presto.

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