Corriere della Sera

I «big» dell’industria italiana Enel scala la classifica dei ricavi

Poste prima per numero di dipendenti. A controllo estero 8 gruppi su 20

- Marco Sabella

Con un fatturato di 69,1 miliardi di euro e utili per 4,7 miliardi nel 2016, Enel diventa il primo gruppo industrial­e italiano, dopo due anni di predominio di Exor, uscita dalla classifica delle prime 20 società tricolori perché trasferita­si in Olanda. In seconda posizione si colloca Eni, che paga la contrazion­e del prezzo del barile e decrementa il proprio fatturato del 22,9% (da 72,3 a 55,8 miliardi), dopo il -26% dell’anno precedente. Infine il bronzo nel segmento delle società industrial­i spetta al Gse, la società pubblica che svolge attività di compravend­ita di energia elettrica con vendite che nel 2016 hanno toccato i 29,3 miliardi.

É questo il podio delle società industrial­i che ci consegna l’Edizione 2017 — la 52esima — della ricerca sulle «Principali società italiane» a cura dell’Ufficio studi di Mediobanca. Ma la ricerca, che analizza un totale di 3.544 imprese appartenen­ti ai settori dell’industria (2.565 società), alle holding di partecipaz­ione (243), alle Sim (27), al leasing (31), al factoring (43), alle banche (513) e alle assicurazi­oni (122) è anche molto altro.

Emerge infatti che il primo istituto di credito del Paese è Unicredit, con attivi totali per 856 miliardi di euro (segue Intesa Sanpaolo, che però è regina in termini di utili con 3,1 miliardi). Mentre al primo posto nel comparto assicurati­vo si confermano le Generali, con una raccolta premi lorda pari a 67,1 miliardi di euro.

Il più grande datore di lavoro del Paese è invece Poste Italiane, con 141mila dipendenti, segue Luxottica (82mila) e oltre i 60mila per Ferrovie dello Stato, Edizione, Enel e Telecom Italia.

Poco mossa la classifica generale delle prime 20 società, con un’uscita — Pirelli — e un nuovo ingresso, Vodafone. Le società estere hanno un peso molto rilevante nell’universo delle big cap italiane, al punto che 8 società su 20 fanno capo ad azionisti non italiani.

Il quadro manifattur­iero tracciato da Mediobanca è completato da alcuni gruppi che, pur riconducib­ili a proprietà italiana, non sono compresi nella classifica perché non redigono un bilancio consolidat­o in Italia. Tra questi si segnala il gruppo Techint, che con 14,4 miliardi sarebbe il sesto gruppo italiano per fatturato alle spalle di Telecom, StMicroele­ctronics (6,6 miliardi), che sarebbe 17esima, e il gruppo Ferrero, che con 10,3 miliardi sarebbe ottavo e primo gruppo alimentare a controllo italiano.

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