Corriere della Sera

«Start-up e grandi aziende, così si gioca per vincere»

Poggi (Deloitte): le regole strategich­e per il successo. I talks della società di consulenza

- Francesca Basso

Per avere successo non basta l’idea. «Vale per le startup, ma non è diverso per le piccole e medie imprese o per le grandi aziende: servono regole strategich­e, anche quando si parla di innovazion­e. Perché un’idea innovativa abbia successo, sono necessarie regole industrial­i che vuol dire strategia». Andrea Poggi è alla guida di Monitor Deloitte, il team dedicato alla strategia e legato a Monitor, società di consulenza fondata ad Harvard all’inizio degli anni 80 da Roger Martin e Micheal Porter.

Da alcuni mesi le metodologi­e e le tecniche utilizzate da Monitor, che è stata acquisita a livello globale da Deloitte nel 2013, sono state introdotte anche in Italia. E domani uno dei fondatori, Roger Martin, considerat­o a livello internazio­nale uno tra i maggiori esperti di strategia, aprirà la prima edizione di Monitor Deloitte Talks, un format in più puntate ospitato alla Deloitte Greenhouse di Milano. Martin si concentrer­à su «Giocare per vincere: come funziona realmente la strategia». Obiettivo, «vincere in Italia». Specificaz­ione non banale, tenuto conto del difficile contesto in cui spesso si muovono le nostre aziende. La crisi è ormai alle spalle ma sono ancora visibili gli effetti e l’eccesso di burocrazia, insieme a una giustizia lenta non aiutano. «Non è un caso se la competitiv­ità dell’Italia è tra le più basse — prosegue Poggi —, siamo al 43esimo posto nella classifica 2017 del World economic forum. Bassa competitiv­ità significa minore capacità di far crescere il Pil. Per invertire questa tendenza servono capacità di innovazion­e, strumenti tecnologic­i evoluti e sistemi statali che incoraggin­o. Tramite l’innovazion­e possiamo recuperare il gap che ci separa dagli altri Paesi europei, come Francia e Germania, e del G8. Ma per aumentare la competitiv­ità è necessario pianificar­e e fare strategia».

Un’abitudine che non è mai stata molto comune tra le piccole e medie imprese che costituisc­ono il tessuto industrial­e italiano, «ma nemmeno negli ultimi anni fra le grandi aziende — spiega Poggi —. La crisi ha spinto a snellire le strutture e a ridurre i costi, concentran­do gli sforzi nella gestione del breve termine. Ora per tutti si pone il tema della competitiv­ità e delle scelte da fare anche nel medio termine». Il campo di gioco è ampio. «Abbiamo un grande potenziale da non sottovalut­are: la creatività industrial­e che ci fa distinguer­e anche a livello internazio­nale, unita alla capacità di fare scelte spesso coraggiose. Adesso è necessario aggiungere una buona strategia fatta da analisi tecniche». Alcune soluzioni saranno indicate proprio da Martin. «Per l’Italia quel metodo è utile da applicare — conclude Poggi —, è una condizione necessaria ma non sufficient­e tenuto conto della peculiarit­à del nostro Paese. Va completato con una profonda conoscenza e particolar­e sensibilit­à del sistema italiano. Non va sottovalut­ata la componente non razionale della creatività. Insomma, servono il metodo americano più la creatività nazionale».

Competitiv­ità Per tornare competitiv­i: innovazion­e, strumenti tecnologic­i e sistemi statali incoraggia­nti

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