«Start-up e grandi aziende, così si gioca per vincere»
Poggi (Deloitte): le regole strategiche per il successo. I talks della società di consulenza
Per avere successo non basta l’idea. «Vale per le startup, ma non è diverso per le piccole e medie imprese o per le grandi aziende: servono regole strategiche, anche quando si parla di innovazione. Perché un’idea innovativa abbia successo, sono necessarie regole industriali che vuol dire strategia». Andrea Poggi è alla guida di Monitor Deloitte, il team dedicato alla strategia e legato a Monitor, società di consulenza fondata ad Harvard all’inizio degli anni 80 da Roger Martin e Micheal Porter.
Da alcuni mesi le metodologie e le tecniche utilizzate da Monitor, che è stata acquisita a livello globale da Deloitte nel 2013, sono state introdotte anche in Italia. E domani uno dei fondatori, Roger Martin, considerato a livello internazionale uno tra i maggiori esperti di strategia, aprirà la prima edizione di Monitor Deloitte Talks, un format in più puntate ospitato alla Deloitte Greenhouse di Milano. Martin si concentrerà su «Giocare per vincere: come funziona realmente la strategia». Obiettivo, «vincere in Italia». Specificazione non banale, tenuto conto del difficile contesto in cui spesso si muovono le nostre aziende. La crisi è ormai alle spalle ma sono ancora visibili gli effetti e l’eccesso di burocrazia, insieme a una giustizia lenta non aiutano. «Non è un caso se la competitività dell’Italia è tra le più basse — prosegue Poggi —, siamo al 43esimo posto nella classifica 2017 del World economic forum. Bassa competitività significa minore capacità di far crescere il Pil. Per invertire questa tendenza servono capacità di innovazione, strumenti tecnologici evoluti e sistemi statali che incoraggino. Tramite l’innovazione possiamo recuperare il gap che ci separa dagli altri Paesi europei, come Francia e Germania, e del G8. Ma per aumentare la competitività è necessario pianificare e fare strategia».
Un’abitudine che non è mai stata molto comune tra le piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto industriale italiano, «ma nemmeno negli ultimi anni fra le grandi aziende — spiega Poggi —. La crisi ha spinto a snellire le strutture e a ridurre i costi, concentrando gli sforzi nella gestione del breve termine. Ora per tutti si pone il tema della competitività e delle scelte da fare anche nel medio termine». Il campo di gioco è ampio. «Abbiamo un grande potenziale da non sottovalutare: la creatività industriale che ci fa distinguere anche a livello internazionale, unita alla capacità di fare scelte spesso coraggiose. Adesso è necessario aggiungere una buona strategia fatta da analisi tecniche». Alcune soluzioni saranno indicate proprio da Martin. «Per l’Italia quel metodo è utile da applicare — conclude Poggi —, è una condizione necessaria ma non sufficiente tenuto conto della peculiarità del nostro Paese. Va completato con una profonda conoscenza e particolare sensibilità del sistema italiano. Non va sottovalutata la componente non razionale della creatività. Insomma, servono il metodo americano più la creatività nazionale».
Competitività Per tornare competitivi: innovazione, strumenti tecnologici e sistemi statali incoraggianti