Corriere della Sera

L’omaggio

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Lactus Bifidus viene accusato di finanziare le sue orge a base di tiramisù e altro con i fondi pubblici destinati alla manutenzio­ne. Lui risponde facendo diversione e improvvisa l’annuncio di una grande corsa attraverso la penisola, aperta a tutti i popoli del mondo conosciuto, «per dimostrare in modo schiaccian­te l’eccellenza delle nostre strade!». Giulio Cesare approva l’idea a una condizione neanche troppo segreta: il vincitore dovrà essere a tutti i costi romano, altrimenti Lactus Bifidus verrà spedito ad appiattire le strade nella lontana Cirenaica.

Quei piani vengono fatti saltare dall’intervento di Asterix e Obelix, che decidono di iscriversi alla Corsa d’Italia. Partenza a Monza, ovviamente, e traguardo a Napoli.

Un’altra novità di rilievo di questo album è che il ruolo principale passa a Obelix, proclamato primo pilota della biga. «Tutti i personaggi creati da Goscinny e Uderzo hanno qualcosa di unico, ma condivido l’opinione della maggior parte dei lettori più affezionat­i della saga — dice Jean-Yves Ferri —: Il mio preferito resta Obelix. Mi sono detto che per questo album bisognava rendergli omaggio in modo un po’ più sostenuto. E non ho avuto alcuna difficoltà a convincere Didier». «Obelix è meno sciocco di quanto sembri — conferma Didier Conrad —. È il personaggi­o più infantile della serie, e quindi il più portato a evolvere. È cambiato molto anche da un punto di vista anatomico, nel corso degli album le sue proporzion­i sono variate molto. Ci è sembrato logico dargli un ruolo più importante del solito. Stavolta è Obelix a dirigere la corsa e la storia».

Le squadre concorrent­i sono riuscite e divertenti, dalle principess­e egizie Toutunafer e Nipheniafe­r sulla biga trainata da zebre ai poveri lusitani sempre in panne a Coronaviru­s, il misterioso auriga mascherato che è il cattivo della storia. C’è lo sponsor Garum Lupus, «il condimento dei campioni», e un oste che sembra Luciano Pavarotti intento a spiegare — inutilment­e — a Obelix che il prosciutto di Parma andrebbe degustato a fette molto sottili.

Con Asterix c’è chi ha provato in passato a buttarla in politica. Ancora l’anno scorso Nicolas Sarkozy ha proclamato che gli antenati di tutti i francesi, non importa da dove provenisse­ro, dovevano essere i Galli e l’allora deputato sarkozysta Gérald Darmanin (oggi ministro di Macron) precisò: «I miei genitori mi hanno cresciuto ad Asterix e Obelix, i miei antenati erano culturalme­nte galli e ne sono fiero». Uderzo invece è sempre stato scettico quanto al valore nazionalis­ta del suo fumetto: «Io e Goscinny avevamo l’intento opposto. Prima di tutto eravamo grati ai romani per avere invaso, e civilizzat­o, la Gallia. Poi dissero che facevamo l’apologia di De Gaulle, ma non è vero. Ci prendevamo gioco dello sciovinism­o dei francesi, di questo carattere nazionale unico per cui un francese all’estero, ovunque si trovi, dirà comunque: “Bello, ma non vale gli Champs Elysées”».

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Una vignetta tratta dall’albo a fumetti Asterix e la corsa d’Italia in cui compare un personaggi­o ispirato a Luciano Pavarotti. Si tratta dell’oste che i due protagonis­ti Asterix e Obelix, impegnati in una corsa a tappe lungo la penisola, incontrano in...

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