Ispettore Servillo
«La giustizia non fa ascolti, la giustizia non interessa a nessuno». Cinismo, disincanto, arroganza. Ovvero le armi con cui l’ispettore Vogel si presenta nel piccolo borgo alpino di Avechot — che ricorda la Brembate di Sopra di Yara Gambirasio — dopo la misteriosa scomparsa di Anna Lou, 16 anni, capelli rossi, lentiggini e una vita all’apparenza senza ombre. Toni Servillo presta il volto con convinzione al super poliziotto di La ragazza nella nebbia, scelto come preapertura, stasera, della XII edizione della Festa del cinema di Roma, al via domani con Hostiles di Scott Cooper, protagonista Rosamunde Pike e con l’incontro ravvicinato tra il direttore Antonio Monda con Christoph Waltz.
Donato Carrisi aveva in mente l’attore fin da quando ha iniziato a scrivere. Un testo nato inizialmente come sceneggiatura, poi diventato un romanzo assai fortunato e, infine, un film. Di cui lo scrittore pugliese firma anche la regia, la sua prima. Prodotto da Colorado, sarà nelle sale da domani con Medusa, nel cast anche Jean Reno, Alessio Boni, Galatea Ranzi, Michela Cescon, Lorenzo Richelmy. «Non conoscevo Donato né i suoi thriller, sono state la forza e la qualità della scrittura a convincermi», spiega Servillo che ammette di non essere un fan del genere e meno che mai dell’ossessione per la cronaca nera. «È vero, non sono appassionato di cronaca né un lettore di gialli, mi sottraggo alla bulimia legata alla notizia che crea confusione e fa capire poco. Il film racconta bene la tendenza di mettere tutto sul terribile palcoscenico dell’intrattenimento: la giustizia, il giornalismo, il male. Che così viene nascosto, ben sepolto nella quotidianità. E si fa fatica a riconoscerlo». Nel caso di Vogel è l’eccesso di sicurezza nei propri metodi — la ricerca non della verità, bensì di un