«Anche i delitti oggi vanno sul terribile palcoscenico dell’intrattenimento Il thriller di Carrisi denuncia questi mali»
colpevole che coincida con le aspettative dell’opinione pubblica — ad accecarlo. «È un arrogante, dimostra tutta la superbia e la vanità di chi è convinto di avere una vista d’aquila ma si scopre miope». Una sorta di regista occulto dell’inchiesta, di cui rischia di diventare vittima. «Il crimine ormai è un business: il circo mediatico alimenta il circolo vizioso, la cronaca costa meno della fiction e rende di più in termini di audience. E si rilancia con il turismo dell’orrore» avverte Carrisi che ha pescato dall’esperienza di commentatore di vicende di nera per il nostro giornale. Un business a cui partecipa anche il pubblico.«Non ci sono innocenti nel film, nulla è come sembra. E se vi fidate dei personaggi, siete mostri anche voi». In quanto a lui, nel passaggio dalla pagina scritta all’azione («ma un giovanissimo lettore mi ha fatto un complimento bellissimo dicendo che i miei romanzi sembrano in 3D») ha tenuto d’occhio soprattutto la fine. «È da lì che si parte, è molto più che un punto di arrivo». In mente aveva anche altro. «La prima regola di un romanziere, lo dice nel film il professor Martini, Alessio Boni, è copiare. Vale anche per i registi». Lui confessa i tributi cinematografici. «I film con Gian Maria Volonté, i grandi thriller degli anni Novanta, Il silenzio degli innocenti, Seven,
Il regista «Il crimine ormai è un business: il circo mediatico alimenta il circolo vizioso»
I soliti sospetti, i film di Luc Besson con Jean Reno». Che si dichiara felice di essere salito a bordo. Ha voluto recitare in italiano, fa lo psichiatra del paesino. «Ho accettato di camminare insieme al male».
Servillo dice che Carrisi «ha riscritto il libro con la macchina da presa». Il diretto interessato va oltre: «Ho ammazzato l’autore del romanzo».