Corriere della Sera

Grillo si benda sul palco: «Veloci come gli scippatori, la polizia accerchi il Senato»

C’è chi vuole manifestar­e sul Colle. Ma l’idea viene bloccata

- Alessandro Trocino

ROMA Questo Paese, spiega Beppe Grillo alla folla di piazza del Pantheon, «non ha gli anticorpi per difendere la democrazia. Hanno velocizzat­o i tempi del voto sulla legge elettorale, questi hanno la velocità degli scippatori». Poco dopo, il fondatore dei 5 Stelle dice di aver «consigliat­o la polizia di andare intorno al Senato e di accerchiar­lo». Polizia evocata anche da Paola Taverna, che si dice «indignata» del fatto che «le forze dell’ordine proteggano loro mentre votano, dovrebbero salvare noi».

Alza il livello dello scontro il Movimento 5 Stelle, quando la partita del Rosatellum, la legge elettorale in via di approvazio­ne, sembra persa. Si prova con il bagno di folla a rilanciare le consuete parole d’ordine, a cominciare da «onestà». Tutti bendati in piazza, compresi Grillo, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio. La benda il senatore Stefano Lucidi la mette a mo’ di bandana, mentre Sergio Puglia si sgola in preda a una sorta di trance agonistica, con la folla che intona l’inno di Mameli.

La piazza sembra essere l’ultima arma del Movimento. Di Battista guarda in alto, al presidente Sergio Mattarella: «Faccia attenzione a firmare una seconda volta, dopo l’Italicum, una legge truffaldin­a e anticostit­uzionale». E per questo si discute animatamen­te dietro le quinte dei 5 Stelle se accerchiar­e domani un altro palazzo, ancora più delicato di quello del Senato: il Quirinale. L’idea viene subito bloccata dai parlamenta­ri, a cominciare dai capigruppo. Troppo pericolosa, anche perché una manifestaz­ione di massa contro il capo dello Stato sarebbe senza precedenti (proteste ci sono state in passato, ma ben più misurate) e avrebbe un sapore troppo forte per un Movimento che si candida a governare e che a quel presidente dovrà chiedere, se ce la farà, il mandato per farlo. Oggi se ne discuterà ancora e si cercherà di trovare una forma compatibil­e con il rispetto delle istituzion­i (e della Digos, che non consentire­bbe una protesta simile): tra le ipotesi, quella di un corteo che passi vicino al Quirinale.

Nel frattempo i senatori se la prendono con il presidente del Senato Pietro Grasso, immortalat­o nella gogna dello schermo gigante e subissato di

Il paragone Mussolini era un pivello in confronto a loro Questa è la vera dittatura Paola Taverna

fischi. Vito Crimi spiega di provare «un senso di vomito» verso le istituzion­i.

Un altro presidente, questa volta emerito, Giorgio Napolitano, è oggetto di strali. Per Giorgio Sorial si atteggia a «re d’Italia». Dalla platea, un coro di «buffone buffone». Una voce dal fondo: «Impicchiam­oli Beppe, viva la ghigliotti­na».

Per il resto, ecco «Dibba» chiamare Renzi «ducetto e bulletto», la Taverna spiegare che Mussolini, «in confronto a questi era un pivello» e altri senatori dire che «presto manderemo il più grande vaffa della storia a questa gentaglia, a questi parassiti».

Grillo, prima di lasciare la piazza, prova a vederla in positivo: «Che trucchino pure la legge elettorale, tanto vinceremo noi e la vittoria sarà tripla». Conclude il comico, che si sovrappone al politico: «Adesso andremo in Sicilia. E la minchia sia con voi».

La firma Di Battista: Mattarella faccia attenzione a firmare un’altra legge truffaldin­a

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