I sospetti dei bersaniani sulla manovra «Denis la cambierà»
«Lasciamo perdere le sciocchezze sul fatto che stiamo o no in maggioranza. Il tema non è più che siamo stati indispensabili oggi sulla legge elettorale. Il tema è che noi verdiniani saremo indispensabili domani per approvare la manovra». In un angolo di Palazzo Madama, alla fine della batteria di voti di fiducia che ha blindato la riforma elettorale col sì decisivo della pattuglia di Verdini, Vincenzo D’Anna cala il jolly sulla partita che sta per aprirsi a breve. Senza Mdp in maggioranza, con quali voti si approva la legge di Stabilità? La testa d’uovo del verdinismo sorride: «Con i nostri, che saranno decisivi anche per la manovra».
Per comporre definitivamente il quadro, è il sospetto che alberga tra i bersaniani, basterà qualche assenza tattica, magari dentro Forza Italia. «Questa è una maggioranza fantasma che sta qua da inizio legislatura», dice Miguel Gotor. «Sono entrati con Bersani. E grazie a Renzi e a 101 buone ragioni», insiste il senatore evocando il voto su Prodi al Colle, «ne usciranno a braccetto con Verdini».
D’altronde è un fatto che, anche dopo l’uscita di Mdp dai radar della maggioranza, nessun allarme rosso a Palazzo Chigi è scattato in vista della legge di Stabilità. «I numeri ci saranno», è la versione che arriva dal Pd. La questione è, semmai, come la manovra può cambiare — «visto che Verdini è sensibile a questi temi», insiste Gotor — a seconda di chi la sostiene. Spese dell’ultim’ora? Mance elettorali? Chissà. «È una pocum una tantum», sorride Giulio Tremonti arringando una pletora di senatori convinti che l’aumento dell’Iva scatterà comunque tra un anno. L’ex ministro dell’Economia rimane una sfinge. Ma poi lo dice con una punta di perfidia: «Questa legge di Stabilità passerà. L’unico problema è che il termine legge di Stabilità, in questo caso, mi sembra lievemente esagerato».