Bankitalia, la lettera di Gentiloni con il nome
Visco verso la meta, riflettori sui presenti al Consiglio dei ministri domani. Orfini attacca: discontinuità
Lo scontro continua, il Consiglio dei ministri di domani, che dovrebbe designare il governatore della Banca d’Italia, si annuncia teso. Ieri sera il Pd è tornato all’attacco con il presidente Matteo Orfini contro la conferma di Ignazio Visco, dato fino a quel momento come favorito. «Serve discontinuità, non si possono ignorare le critiche del Parlamento», che la scorsa settimana ha approvato appunto la mozione del Pd che ha di fatto sfiduciato Visco. Ieri sera il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, è stato alcune ore a Palazzo Chigi, ufficialmente per la manovra ma è probabile che abbia fatto il punto con il premier, Paolo Gentiloni, anche su Bankitalia. La procedura di nomina è complessa. Oggi in Bankitalia dovrebbe arrivare la lettera di Gentiloni con il nome del designato sul quale si chiede, come dice la legge, il parere non vincolante del Consiglio superiore della banca. Dopo di che, Gentiloni porterà il nome in Consiglio dei ministri per la delibera che sarà sottoposta al presidente della Repubblica per l’atto finale, il decreto di nomina.
Se Visco la spunterà, sarà contro il Pd. Fino all’ultimo i renziani cercheranno di averla vinta, magari con la nomina del numero due di Bankitalia, Salvatore Rossi, una soluzione di compromesso, che, pur concedendo qualcosa a Renzi, non verrebbe vissuta dalla banca centrale come un attacco alla sua indipendenza. La tensione è alta, ieri in Parlamento si vociferava che i ministri più renziani potrebbero non partecipare alla riunione
L’attacco di Visco
Già due anni prima, il 6 novembre 2013, il governatore Ignazio Visco aveva scritto ai Economista Ignazio Visco, 67 anni, governatore della Banca d’Italia del consiglio dei ministri, così da evitare di votare su Visco. Ci sarà invece Maria Elena Boschi, che da sottosegretaria non è chiamata al voto. A riprova delle tensioni, Padoan, chiamato alla Camera a rispondere ai 5 Stelle su chi sarà nominato, si è limitato a leggere la procedura di legge, suscitando le ire dei grillini, che non vogliono la conferma di Visco e accusano Bankitalia di mancata vigilanza sulle crisi bancarie. vertici della Banca evidenziando «il progressivo scadimento della complessiva situazione tecnica, riconducibile sia alle rilevanti disfunzioni negli assetti di governo e nel sistema di controlli interni, sia nell’elevata esposizione ai rischi creditizi» e aveva evidenziato «l’eccessiva concentrazione di potere in capo all’amministratore delegato, a cui non ha fatto da contrappeso, anche in forza del solido rapporto con il presidente, il pletorico consiglio, connotato da una dialettica interna modesta, dall’inconsistenza del ruolo degli indipendenti della diffusa situazione di conflitto di interessi». Un richiamo che evidentemente non ha sortito alcun effetto visto che con il trascorrere del tempo la situazione si è ulteriormente aggravata.
Assunzioni «sospette»
Un disastro che accomuna l’istituto allora guidato da Vincenzo Consoli alla Popolare di Vicenza governata invece da Gianni Zonin. Di fronte alla commissione parlamentare il procuratore Antonino Cappelleri titolare delle indagini ha rivelato di «non avere più strumenti per sequestrare i beni di Zonin», e ha spiegato che «gli ex vertici avevano creato un ristretto gruppo di comando dal quale stavano fuori gli altri consiglieri e sindaci e hanno fuorviato e nascosto i documenti agli ispettori di Banca d’Italia». Poi ha confermato che «tre funzionari di Palazzo Koch — Gianandrea Falchi, Luigi Amore e Mario Sommella — e altri dipendenti pubblici sono andati a lavorare presso PopVicenza». Tra loro, secondo alcuni parlamentari, anche «l’ex capo della segreteria di Mario Draghi».