Corriere della Sera

«C’è una crisi di valori tra i giovani, non va sottovalut­ata»

- (Reuters) Paolo Conti

«Ne parlavo con monsignor Ambrogio Spreafico, al quale ci lega una antica consuetudi­ne. Vediamo segnali già visti in passato... se apriamo un giornale del 1937 o del 1938 non troviamo notizie molto differenti. Io dico: fermiamoci e ragioniamo».

Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana. Il presidente della Lazio Lotito, prima di deporre la corona di fiori alla Sinagoga dopo l’offesa degli adesivi di Anna Frank in maglia gialloross­a, avrebbe detto: «Famo ‘sta sceneggiat­a». Cosa svela quella frase, secondo lei?

«Non so se l’abbia detta davvero. So che un’espression­e del genere nasconde la banalizzaz­ione e la minimizzaz­ione alla quale

Ruth Dureghello è presidente della Comunità ebraica romana ci stiamo ribellando. Significa calpestare i valori sui quali si è ricostruit­a l’umanità, e sottolineo tutta l’umanità, dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale. Deporre una corona di fiori dopo quanto è successo non può essere una sceneggiat­a. E certo non può bastare».

Il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha rifiutato l’omaggio e i ragazzi della Comunità hanno gettato la corona nel Tevere...

«Non so chi sia stato e cosa sia successo. So che il Rabbino ha ben rappresent­ato un sentimento diffuso nella Comunità. Urge una profonda riflession­e su un sistema di valori che si sta evidenteme­nte perdendo. Coinvolgen­do tutti: istituzion­i, magistratu­ra, Coni, vertici delle squadre di calcio ed esponenti della società civile, Lega Calcio. Il rischio è, se non si interviene, che una qualsiasi partita possa trasformar­si in un confronto tra destra e sinistra, o tra tifoserie, dagli esiti imprevedib­ili. Nella storia degli adesivi e di certi gruppi già noti alle forze dell’ordine ci sono troppi interrogat­ivi senza risposta. Non bastano un po’ di fiori, né promettere che un gruppo più o meno vasto di giovani parta per un certo viaggio. Pongo una questione ben più vasta».

Pensa alla possibile marcia su Roma annunciata da alcuni gruppi di destra per il 28 ottobre?

«Naturalmen­te. Così come ripenso alla devastazio­ne delle tombe ebraiche al cimitero del Verano a maggio. Sono sempre giovani: i minorenni dell’adesivo, i ragazzi che spaccano le lapidi o progettano le marce. C’è una crisi di valori nel mondo giovanile ed è impensabil­e ridurre, come si vorrebbe, l’ultimo caso a un semplice problema calcistico. Ci sono chiari segnali del riemergere di un odio che si manifesta nell’antisemiti­smo, nella xenofobia, nell’omofobia. Qualcosa che non riguarda solo gli ebrei italiani ma, vorrei essere chiara, l’intera comunità nazionale».

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A Verona L’arbitro con il Diario di Anna Frank

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