Gli oltranzisti:«Governo in esilio in Francia? Abbiamo preparato un piano d’emergenza»
Anticapitalista, femminista, antisistema, comunista e soprattutto, in queste ore di tensione ad alto voltaggio, indipendentista senza tentennamenti. Il gruppo di Candidatura d’Unitat Popular (Cup) nel Parlament di Barcellona, è compatto nello spingere la Catalogna allo strappo e Carles Riera i Albert, leader tra i più in vista, fa di tutto per far arrivare al president Puigdemont il loro messaggio: «Non si può tradire il referendum, 5 anni di impegni, leggi, mobilitazioni. Siamo assolutamente contrari alla scappatoia di elezioni anticipate, sarebbe un imbroglio alla democrazia. I catalani hanno parlato nel voto dell’ 1 ottobre e la sovranità popolare va rispettata».
Dichiarare l’indipendenza significa giustificare il commissariamento del governo centrale e, probabilmente, far arrestare i membri del governo Puigdemont. Ne vale la pena?
«Sì, perché le elezioni non permetterebbero di smuovere lo stallo che ci ha obbligato a scegliere anni fa la via dell’indipendentismo unilaterale. Torneremmo alla stasi di sempre: Barcellona che chiede con il cappello in mano e Madrid che rifiuta. Elezioni anticipate sotto ricatto implicano il ritorno alla cornice legale spagnola nella quale, l’abbiamo visto in 40 anni, non c’è soluzione alla domanda di indipendenza e di Repubblica».
Quindi meglio farsi arrestare e perdere anche l’autonomia regionale?
«È stupefacente che alcuni politici della maggioranza di Puigdemont non avessero previsto né la reazione autoritaria dello Stato spagnolo né la complicità dell’Ue. Noi sappiamo che l’Ue è un club poco democratico di Stati e che la Spagna mantiene istinti dittatoriali. Siamo pronti alle conseguenze delle nostre scelte».
Quindi?
«Attiveremo un governo di sovranità alternativa gestita dal popolo. L’amministrazione sarà in mano ai municipi e alla società civile».
È la rivoluzione.
«Sarà un movimento di resistenza non violenta. All’occupazione poliziesca dello Stato spagnolo la Catalogna risponderà con il contropotere popolare dei municipi a cui sarà affidata la gestione della Repubblica».
In pratica?
«Bisognerà rendere effettiva la legalità repubblicana, difendere i diritti delle persone, fare da ombrello alla violenza dello Stato contro il genocidio culturale della Catalogna e di ri-spagnolizzazione che è in marcia».
Come? Con un governo in esilio a Perpignan, in Francia?
«La polizia non è stupida, ma la Cup neanche. Non possiamo svelare in anticipo il nostro piano di emergenza. Voglio però dare un avvertimento. Ci risultano dei piani da parte del governo centrale per creare disordini e poi incolparne i movimenti indipendentisti e in particolare noi della Cup. Chiunque ci accusi
di qualcosa si convertirà nel primo sospettato».
Resistere nei municipi al commissariamento di Madrid rischia di generare scontri.
«Non da parte nostra. Da anni portiamo in piazza milioni di persone senza mai un incidente. La nostra è una strategia non violenta. Anche davanti a provocazioni illiberali dello Stato».
No al voto anticipato Non si può tradire il referendum, siamo contrari alla scappatoia del voto anticipato