L’ALLARME DEI MAGISTRATI, NEI PALAZZI DI GIUSTIZIA LA SICUREZZA È A RISCHIO
Ipalazzi dello Stato in teoria più sicuri sono luoghi davvero sicuri? I magistrati italiani ne dubitano. E non tanto per i casi limite pur moltiplicatisi negli ultimi anni, dalla strage familiare nel Tribunale civile di Reggio Emilia a quella di Claudio Giardiello nel Tribunale di Milano, fino al recente accoltellamento di due giudici a Perugia. Quanto, invece, proprio per l’esperienza ordinaria dei magistrati, quale risulta dalle risposte che 2.998 di loro (il 36,8% della categoria) hanno dato al primo specifico questionario della loro Associazione nazionale, illustrato a Siena dal giudice Marcello Basilico. Non una planimetria scientifica, dunque, ma nemmeno solo una percezione grossolana, e neppure un semplice sondaggio, piuttosto una fotografia della quotidianità. Tra coloro che hanno risposto, così, si apprende che il tormentone dei metal detector agli ingressi è lungi dall’essere risolto: non solo perché il 14% delle toghe fa presente di lavorare in palazzi di giustizia che ne sono sprovvisti, ma anche perché, pur dove esistono, il 30,6% segnala che non funzionano o funzionano a singhiozzo, e che sono assenti controlli effettivi a tutti gli ingressi. Una volta dentro, non va molto meglio: il 50,7% dei magistrati lamenta che nel proprio palazzo di giustizia ( talvolta condiviso con altri enti, qualcuno persino un ex cinema) non ci siano forze dell’ordine che vigilino fuori dalle aule o nei corridoi (ad esempio per fermare il Giardiello di turno dopo il primo colpo). E proprio uno dei problemi emersi nel caso milanese non pare affrontato se ben l’88% di toghe non ha strumenti per chiamate d’emergenza e videocitofoni per identificare chi bussi in ufficio. Dalla sicurezza alla logistica, il 34,4% (che sale al 44% al Sud) segnala mancanza o inadeguatezza degli accessi per i disabili, il 38,5% dice di non poter contare sul riscaldamento per l’intera giornata lavorativa, il 31,5% non ha aria condizionata, il 50,1% non ha un assistente di cancelleria in via prevalente, e il 72,7% nemmeno l’ufficiale giudiziario in udienza.