Corriere della Sera

La plastica inquina anche se non si vede L’

- Di Danilo Taino Statistics editor

insidia della plastica è maggiore di quella che si vede a occhio nudo. Probabilme­nte di parecchio. La questione delle tonnellate di bottiglie e oggetti che galleggian­o su oceani sta creando allarmi sempre crescenti (articolo di ieri sulla prima pagina del Corriere). Sotto la superfice delle acque, invisibile, sembra però che stia succedendo qualcosa di ancora più preoccupan­te. Su Significan­ce — la rivista della Royal Statistica­l Society britannica e della American Statistica­l Associatio­n — un ricercator­e dell’Imperial College London, Ronan McAdam, ha cercato di spiegare un’enorme differenza tra le stime della quantità di plastica che fluttua su mari e fiumi o rimane imprigiona­ta nei ghiacci artici e le stime di quanti rifiuti plastici vengono scaricati ogni anno nelle acque. Da un lato, un team di scienziati dell’ambiente e di biochimici ha calcolato, Paese per Paese, la quantità di plastica scaricata negli oceani nel 2010: si va da un minimo di 4,8 a un massimo di 12,7

milioni di tonnellate (il ventaglio dipende dalla scala di conversion­e usata per calcolare quanta plastica non è riciclata). Altri studi si sono concentrat­i invece sulla quantità già accumulata nelle acque, usando lunghe reti che catturano gli oggetti che poi vengono contati o pesati e poi moltiplica­ti per l’estensione dell’isola di plastica. Sulla base di modelli statistici derivati da queste misure, tre scenari hanno stabilito che la massa di plastica galleggian­te sugli oceani dovrebbe essere tra le 93.300 e le 236 mila tonnellate. Errori di calcolo possono esserci, ma la differenza tra quanto scaricato ogni anno nelle acque

(4,8-12,7 milioni di tonnellate) e quanto galleggia (93.300-236 mila tonnellate) «può anche suggerire che il 99% della plastica che entra negli oceani ogni anno possa non essere in superficie», nota McAdam. Ci sono tre altri «depositi». Il ritrovamen­to di 17,6 tonnellate di plastica sulle spiagge dell’isola più remota, Henderson Island nel Pacifico del Sud, suggerisce che una parte degli scarichi torna a terra. Inoltre, Pvc e poliestere affondano sul letto degli oceani. Infine, altra plastica finisce nella catena alimentare marina. Scienziati belgi hanno trovato una media tra lo 0,36 e le 0,47 di particelle di microplast­ica in ogni grammo di mitili: significa che, via cozze, ogni europeo ingerisce ogni anno undicimila particelle di microplast­ica. Si dovrebbe riciclare meglio.

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