La plastica inquina anche se non si vede L’
insidia della plastica è maggiore di quella che si vede a occhio nudo. Probabilmente di parecchio. La questione delle tonnellate di bottiglie e oggetti che galleggiano su oceani sta creando allarmi sempre crescenti (articolo di ieri sulla prima pagina del Corriere). Sotto la superfice delle acque, invisibile, sembra però che stia succedendo qualcosa di ancora più preoccupante. Su Significance — la rivista della Royal Statistical Society britannica e della American Statistical Association — un ricercatore dell’Imperial College London, Ronan McAdam, ha cercato di spiegare un’enorme differenza tra le stime della quantità di plastica che fluttua su mari e fiumi o rimane imprigionata nei ghiacci artici e le stime di quanti rifiuti plastici vengono scaricati ogni anno nelle acque. Da un lato, un team di scienziati dell’ambiente e di biochimici ha calcolato, Paese per Paese, la quantità di plastica scaricata negli oceani nel 2010: si va da un minimo di 4,8 a un massimo di 12,7
milioni di tonnellate (il ventaglio dipende dalla scala di conversione usata per calcolare quanta plastica non è riciclata). Altri studi si sono concentrati invece sulla quantità già accumulata nelle acque, usando lunghe reti che catturano gli oggetti che poi vengono contati o pesati e poi moltiplicati per l’estensione dell’isola di plastica. Sulla base di modelli statistici derivati da queste misure, tre scenari hanno stabilito che la massa di plastica galleggiante sugli oceani dovrebbe essere tra le 93.300 e le 236 mila tonnellate. Errori di calcolo possono esserci, ma la differenza tra quanto scaricato ogni anno nelle acque
(4,8-12,7 milioni di tonnellate) e quanto galleggia (93.300-236 mila tonnellate) «può anche suggerire che il 99% della plastica che entra negli oceani ogni anno possa non essere in superficie», nota McAdam. Ci sono tre altri «depositi». Il ritrovamento di 17,6 tonnellate di plastica sulle spiagge dell’isola più remota, Henderson Island nel Pacifico del Sud, suggerisce che una parte degli scarichi torna a terra. Inoltre, Pvc e poliestere affondano sul letto degli oceani. Infine, altra plastica finisce nella catena alimentare marina. Scienziati belgi hanno trovato una media tra lo 0,36 e le 0,47 di particelle di microplastica in ogni grammo di mitili: significa che, via cozze, ogni europeo ingerisce ogni anno undicimila particelle di microplastica. Si dovrebbe riciclare meglio.