Corriere della Sera

Riserve in valuta, due terzi sono in dollari

- Di Giovanni Stringa

Il dollaro resta — di gran lunga — la valuta più gettonata per le riserve ufficiali in moneta estera. E i numeri addirittur­a crescono. Secondo gli ultimi dati del Fondo monetario internazio­nale, al 30 giugno 2017 le riserve mondiali in dollari sono salite a 5.909 miliardi. Seguono l’euro con 1.844 miliardi di dollari (i dati del Fmi sono riportati nella valuta Usa), lo yen con 429 miliardi di dollari e la sterlina con 408 miliardi di dollari. Tutti in aumento, tra variazioni negli stock e oscillazio­ni nei tassi di cambio. Dietro, molto indietro, ci sono le altre monete, inclusi il renminbi cinese e il franco svizzero. In percentual­e la quota dei dollari sul totale delle cosiddette «riserve allocate» è del 64%. In altre parole, quasi due terzi sono in dollari. Certo, è molto importante anche chi li ha in cassaforte, questi soldi. E molti fanno capo a Pechino. Ma resta il fatto che è ancora il dollaro la valuta che si conquista in gran parte la fiducia di istituzion­i e mercati. Non è sempre stato così, naturalmen­te. La sterlina era più gettonata del dollaro, allo zenit dell’impero britannico. E non solo. Tutti i confronti, con gli alti e bassi storici, sono in un grafico del libro (in inglese) «Come funzionano le valute: passato, presente e futuro» (How Global Currencies Work: Past, Present, and Future) di Barry Eichengree­n, Arnaud Mehl e Livia Chitu, appena pubblicato da Princeton University Press. È un viaggio nel mondo del denaro, dove diverse monete possono aggiudicar­si insieme lo status di valuta internazio­nale. Ma, almeno per ora, con pesi differenti.

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