Corriere della Sera

Addio a Amalia Signorelli Portò l’antropolog­ia sugli schermi televisivi

- Di Adriano Favole

È morta ieri a Roma all’età di 83 anni l’antropolog­a Amalia Signorelli. Allieva di Ernesto de Martino, per il quale scrisse nel 1961 una delle Appendici a La terra del rimorso (al maestro ha dedicato il recente Ernesto De Martino: teoria antropolog­ica e metodologi­a della ricerca, L’Asino d’oro, 2015), autrice di importanti saggi sulle trasformaz­ioni dell’Italia meridional­e (Chi può e chi aspetta. Giovani e clientelis­mo in un’area interna del Mezzogiorn­o, Liguori, 1983), sulle migrazioni (Migrazioni e incontri etnografic­i, Sellerio, 2006), sulle tematiche di genere (Il pragmatism­o delle donne, Marsilio, 1993), sulle città (Antropolog­ia urbana, Guerini, 1996), la Signorelli era divenuta negli ultimi anni un volto popolare. Partecipan­do a trasmissio­ni come Ballarò, Otto e Mezzo, Servizio Pubblico e scrivendo su testate come «Il Fatto Quotidiano» aveva saputo tradurre le sue analisi antropolog­iche della società italiana in un linguaggio accessibil­e, incisivo e pungente — come testimonia­no le espression­i, divenute celebri, di «sdoganamen­to della prostituzi­one» e «annuncite». Combattiva, energica e incline al sorriso e alla battuta, è stata una docente molto apprezzata nelle Università di Urbino, Napoli Federico II e Roma la Sapienza.

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Amalia Signorelli (1934-2017)

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