Dall’arciduca ai freeclimber Arco recupera il suo fascino
Arco, perla del Garda, dove soffia aria buona, dove spira un microclima benedetto nel quale uomini e piante si sono sempre trovati bene. Benissimo si trovò l’arciduca Alberto, cugino dell’imperatore Francesco Giuseppe, generale vittorioso a Custoza, comandante in capo dell’esercito austroungarico che, dopo le aspre fatiche militari, nel 1872 si ritirò nel piccolo centro che fino al 1918 farà ancora parte della monarchia. Il suo arrivo ebbe l’effetto di trasformare Arco da stazione per villeggiature familiari in una cittadina trendy, frequentata da alti papaveri militari ed aristocratici: a causa della buona aria, certo, ma anche, chissà, per incontrare se non addirittura entrare in dimestichezza con un vero arciduca. Sorsero, di conseguenza, ville e giardini, sorsero strutture turistiche, alberghi con sale da ballo, e sorse un ampio parco con ippocastani e palme (foto). Arco divenne, insomma, una specie di seconda Merano, meta molto amata dalla buona società mitteleuropea. Dopo un lungo periodo di decadenza, con relativi scempi edilizi da anni Sessanta e Settanta, la bella Arco è risorta, giardini e aiuole sono in grande forma, l’antico centro è stato restaurato e i turisti sono ritornati, sebbene non più eleganti signori di bel nome ansiosi di incrociare un arciduca, bensì freeclimber, scalatori a mani nude, che qui trovano ogni sorta di ripidissime falesie. O, anche, nei giorni di pioggia, uno stadio per l’arrampicata libera, sede del Rockmaster, la più famosa gara di freeclimbing del mondo. Arrampicatori e arciduchi a parte, da non dimenticare c’è che ad Arco nacque e trascorse infelice infanzia, da orfano di madre e con padre bevitore, Giovanni Segantini, grandissimo pittore «alpino»: la Galleria Civica è dedicata a lui, sia pure, purtroppo, con quattro sue opere soltanto.