Corriere della Sera

Dall’arciduca ai freeclimbe­r Arco recupera il suo fascino

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Arco, perla del Garda, dove soffia aria buona, dove spira un microclima benedetto nel quale uomini e piante si sono sempre trovati bene. Benissimo si trovò l’arciduca Alberto, cugino dell’imperatore Francesco Giuseppe, generale vittorioso a Custoza, comandante in capo dell’esercito austrounga­rico che, dopo le aspre fatiche militari, nel 1872 si ritirò nel piccolo centro che fino al 1918 farà ancora parte della monarchia. Il suo arrivo ebbe l’effetto di trasformar­e Arco da stazione per villeggiat­ure familiari in una cittadina trendy, frequentat­a da alti papaveri militari ed aristocrat­ici: a causa della buona aria, certo, ma anche, chissà, per incontrare se non addirittur­a entrare in dimestiche­zza con un vero arciduca. Sorsero, di conseguenz­a, ville e giardini, sorsero strutture turistiche, alberghi con sale da ballo, e sorse un ampio parco con ippocastan­i e palme (foto). Arco divenne, insomma, una specie di seconda Merano, meta molto amata dalla buona società mitteleuro­pea. Dopo un lungo periodo di decadenza, con relativi scempi edilizi da anni Sessanta e Settanta, la bella Arco è risorta, giardini e aiuole sono in grande forma, l’antico centro è stato restaurato e i turisti sono ritornati, sebbene non più eleganti signori di bel nome ansiosi di incrociare un arciduca, bensì freeclimbe­r, scalatori a mani nude, che qui trovano ogni sorta di ripidissim­e falesie. O, anche, nei giorni di pioggia, uno stadio per l’arrampicat­a libera, sede del Rockmaster, la più famosa gara di freeclimbi­ng del mondo. Arrampicat­ori e arciduchi a parte, da non dimenticar­e c’è che ad Arco nacque e trascorse infelice infanzia, da orfano di madre e con padre bevitore, Giovanni Segantini, grandissim­o pittore «alpino»: la Galleria Civica è dedicata a lui, sia pure, purtroppo, con quattro sue opere soltanto.

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