Test a Formia, basta infortuni La Fidal vara il piano 2020
Il primo obbiettivo è realistico: non sprofondare ulteriormente. Il limite di galleggiamento dell’atletica leggera italiana l’ha definito ieri il d.t. Elio Locatelli: «Agli Europei di Berlino il 50% più 1 dei nostri atleti deve superare il primo turno di gara. Uno in meno e sarà fallimento». L’atletica ha convocato i suoi 38 atleti di vertice al centro olimpico «Giulio Onesti» di Roma. Missione: rimettere in assetto una nave alla deriva. Per provarci, stop ad allenamenti (e allenatori) in giro per il mondo, basta con dubbi e bugie sullo stato di forma e infortuni scoperti un’ora prima di gareggiare. Una settimana al mese di «verifiche» obbligatorie nei centri federali di Formia (dove qualcuno, come il triplista Greco, vivrà stabilmente) e in quello (rinnovato) di Tirrenia, un fondo spese individuale di 1.500/3.000 euro l’anno (massaggi e fisioterapia) per ridurre un numero inquietante di infortuni, assistenza tecnica, dietologica, psicologica. La Federazione c’è, dice Giomi, gli atleti devono seguirla. A Roma, accompagnati dagli allenatori (inclusi i guru stranieri come Seagrave), tutti hanno sottoscritto un patto di collaborazione biennale, fino a Tokyo 2020, controfirmato dai capitani Donato e Tamberi. La Fidal lancia i trials primaverili per rianimare i demotivati maratoneti (a Roma le donne, a Milano gli uomini) con wild card a Meucci, Faniel e alle over 40 Straneo e Bertone. A Berlino proveremo a sognare con Tamberi, Trost e le marciatrici ma anche con Tortu, che «sarebbe assurdo considerare troppo giovane per il podio» tuona il d.t. A Bolzano, intanto, il pm Bramante ha chiesto la condanna degli ex medici federali Fiorella (22 mesi) e Fischetto (20 mesi) per favoreggiamento al doping di Schwazer. Assoluzione per l’ex dirigente Bottiglieri.