Corriere della Sera

Vettel per l’orgoglio e per l’onore vuole rinviare la festa di Hamilton

In Messico la Ferrari cerca la vittoria per dare un senso al finale di stagione

- DAL NOSTRO INVIATO Daniele Sparisci

Le gigantesch­e arterie che attraversa­no la megalopoli centroamer­icana sono tappezzate di cartelloni, la F1 qui è accolta con calore. «Vamos Checo», il cuore sta con l’idolo locale Sergio Perez ma gli occhi dei 300 mila attesi nell’autodromo intitolato ai fratelli Rodriguez fisseranno il 17° atto del duello fra Hamilton e Vettel. Può essere l’ultimo, a Lewis basta arrivare quinto per conquistar­e il quarto titolo, indipenden­temente dal risultato di Seb.

In attesa che la festa cominci, la Ferrari prova a rimandarla per tenere in vita una sottilissi­ma speranza. Parlare di rimonta con un distacco di 66 punti a tre Gp dalla fine assume contorni fantascien­tifici, ma l’orgoglio e la rabbia per una stagione fuggita via con troppo anticipo impongono di lottare e di arrendersi con onore. Fino all’ultima curva dell’ultimo giro del Mondiale, hanno sottolinea­to Sergio Marchionne e Maurizio Arrivabene. Tornare al successo — manca da luglio, da Budapest — darebbe un senso a un «girone di ritorno» senza gioie.

Ad Austin si è vista una Rossa convalesce­nte dalle ferite rimediate in Asia, Hamilton però ne aveva di più. La pista texana non era amica, ma la Ferrari è stata anche prudente sulle mappature del motore per scongiurar­e altri guai. Qui invece dovrà solo attaccare, il rettilineo più veloce del calendario — l’anno scorso Bottas toccò il picco record di 372,5 km/h — sarà un test importante anche in chiave 2018. Si corre a 2.240 metri di altezza, per il Cavallino i vantaggi sono aerodinami­ci: si va in pista con la configuraz­ione da alto carico, come a Monaco e Singapore dove la SF70H è andata fortissimo. Di contro l’aria rarefatta richiede uno sforzo supplement­are sulle power unit: con meno ossigeno, il turbo deve girare al massimo e per più tempo per produrre la stessa potenza, e il propulsore Mercedes ha più cavalleria. Servono poi impianti di raffreddam­ento più efficaci, l’affidabili­tà sarà ancora cruciale e non solo per la Rossa. Il motore di Hamilton, introdotto in Belgio, ha tanti chilometri sulle spalle. Un particolar­e che potrebbe complicare la volata finale.

Per Max Verstappen i problemi sono ben più grandi. Privato del podio negli Usa per un sorpasso irregolare su Raikkonen, ha sparato a zero contro i commissari. Le antenne della Federazion­e sono ben dritte: Vettel per episodi simili (i «vaffa» a Charlie Whiting 12 mesi fa proprio in Messico e la ruotata di Baku quest’anno) è stato obbligato dal presidente Jean Todt alle scuse pubbliche. Succederà lo stesso anche al baby della Red Bull? Vedremo. Intanto dall’universo RB arriva la notizia che il russo Daniil Kvyat è stato di nuovo appiedato: la Toro Rosso concluderà la stagione con Gasly e Hartley. Non è un bel messaggio per Kvyat in chiave 2018.

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(Ap) In azione Sebastian Vettel insegue in Messico una vittoria che manca da luglio

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