«Estrema destra nel mio governo europeista»
Austria, parla il cancelliere incaricato: «Io troppo giovane? Ho abbastanza esperienza I migranti vanno salvati e rimandati indietro»
«Io troppo giovane? Ho abbastanza esperienza. E cambierò la Ue. Con l’Italia rapporti eccellenti». Sebastian Kurz, il prossimo cancelliere austriaco, in un’intervista al Corriere anticipa le sue strategie. Con i suoi 31 anni diventerà il più giovane capo di governo al mondo. E sull’emergenza migranti spiega: «Linea dura contro l’immigrazione illegale. Penso che i migranti debbano essere salvati, ma poi rimandati indietro il prima possibile».
«Il mio governo sarà europeista o non sarà». Visto da vicino, Sebastian Kurz sembra di porcellana. C’è un che di antico nella sua figura alta e snella, la pelle chiarissima venata da sfumature rosate. Pare uscito da una illustrazione d’epoca. Anche i suoi modi sanno di una grazia molto viennese e un po’ manieristica. Accogliendomi nel suo ufficio di ministro degli Esteri, fa un mezzo inchino, prima di darmi la mano. Il prossimo cancelliere austriaco, nuova stella della politica europea, dimostra ancora meno dei suoi 31 anni. Il nostro colloquio avviene durante una pausa della prima seduta di trattative per la formazione di un nuovo governo tra il partito popolare di Kurz, la Övp e la Fpö, quello di estrema destra guidato da Heinz-Christian Strache.
Onorevole ministro, lei sarà presto il più giovane capo di governo del pianeta. Come prende questa responsabilità? Non ha paura?
«Ho cominciato presto a far politica. A 24 anni ho avuto l’onore di assumere la responsabilità di sottosegretario all’Integrazione. Già allora qualcuno obiettò che ero troppo giovane. Io stesso avevo le mie insicurezze. Nel frattempo ho alle spalle sette anni di lavoro al governo, di cui 4 come ministro degli Esteri. Sono giovane d’età, è vero, ma ho accumulato sufficiente esperienza per questa nuova responsabilità».
Lei aveva un’altra opzione per fare un governo: una nuova Grosse Koalition con i socialdemocratici a ruoli invertiti. Perché ha scelto Strache?
«Devo contraddirla sull’altra opzione. Nelle consultazioni esplorative, la Spö non ha mai segnalato la disponibilità a una coalizione con me come cancelliere. Anzi, ha lanciato segnali alla Fpö per un’alleanza di governo insieme. Quindi l’opzione era solo una. Con la Fpö posso dirle che ci sono molte convergenze sul piano della riduzione delle tasse, del rilancio della nostra economia al vertice della Ue, della lotta contro l’immigrazione clandestina. Più in generale, ci avvicina alla Fpö il comune desiderio di un cambiamento fondamentale dell’Austria».
Strache ha detto che il 60% degli elettori ha votato per il suo programma, sostenendo implicitamente che lei ha fatto sua la piattaforma di un partito di estrema destra.
«Strache ha ragione quando dice che ci sono alcune similarità nei nostri programmi. Su altri temi ci sono similarità anche con altri partiti. In politica funziona così. Vorrei più convergenze a livello europeo».
Ma sull’immigrazione lei ha posizioni tradizionali dell’estrema destra. È così che si battono i populismi?
«I leader politici devono fare ciò che ritengono giusto, non pensare a vincere voti. Sin dall’inizio la mia posizione è stata chiara: linea dura contro l’immigrazione illegale. Se perdiamo il controllo in Paesi come l’Austria, ne mettiamo a rischio ordine pubblico e sicurezza».
Ma lei non ha problemi ad allearsi con un partito apertamente xenofobo, il cui leader in gioventù ha avuto simpatie neonaziste?
«Nei negoziati porrò chiaramente la condizione che il programma esprima i miei valori di base e le mie convinzioni europeiste».
Cosa dice a chi in Europa si preoccupa dell’alleanza con un partito euroscettico? E quali conseguenze avrà questo nella seconda metà del 2018, quando l’Austria avrà la presidenza di turno Ue?
«Sono ministro per gli Affari esteri ed europei da quattro anni. Tutti sanno che sono filoeuropeo e che sono molto impegnato su questo fronte. Lo sarò anche in futuro: il mio governo sarà europeista o non sarà. Useremo il nostro semestre per dare una forte impronta per ulteriori riforme nella Ue. È una linea rossa che non potrà essere superata».
Lei è stato decisivo nel 2016 nella chiusura della rotta balcanica all’immigrazione illegale nella Ue. In campagna elettorale ha detto che è ora di chiudere definitivamente anche quella mediterranea. Co- me giudica gli sforzi del governo italiano?
«Sono felice che la politica migratoria sia cambiata nella giusta direzione in Italia e nel resto d’Europa. Non siamo ancora al traguardo, ma l’atteggiamento complessivo è molto più realistico rispetto al 2015. Il punto centrale è che i migranti illegali non devono arrivare sul territorio della Ue. Fino a quando non saremo in grado di farlo, l’Europa senza confini al suo interno sarà in pericolo. Non possiamo promettere loro una vita migliore in Europa, ciò convincerebbe sempre più persone a cercare di venire, ponendoci di fronte a tensioni insostenibili».
Lei ha detto una volta che i profughi salvati nel Mediterraneo dovrebbero essere tutti portati a Lampedusa. Lo pensa ancora?
«Non è proprio così. Penso ancora che i migranti che si mettono in mare dalla Libia o da altre zone del Nord Africa debbano essere salvati ma non portati sul territorio italiano o greco e poi trasferiti nell’Europa centrale. Devono essere assistiti e custoditi in sicurezza fuori dai confini europei, quindi eventualmente anche su isole, ma soprattutto rimandati in- dietro il prima possibile».
Cosa pensa delle proposte di riforma per l’Europa di Emmanuel Macron?
«Considero positiva la volontà del presidente Macron di lanciare un processo di riforma in Europa. È giusto e necessario e noi lo appoggiamo. Condividiamo molte delle sue proposte su migrazioni, sicurezza, difesa. Sull’Eurozona pensiamo invece che le regole di bilancio debbano essere pienamente rispettate, siamo cioè più vicini alla posizione tedesca così com’è stata fin qui rappresentata e difesa da Wolfgang Schäuble».
Come vede da cancelliere il suo ruolo nei rapporti con l’Italia?
«Abbiamo ottime relazioni con l’Italia, siamo vicini e cooperiamo bene nella Ue. Ho rapporti eccellenti con Gentiloni sin da quando era agli Esteri e ora con Alfano. Il legame fra i nostri Paesi si cementa in modo speciale nel Sud Tirolo. L’Italia è un Paese che mi sta personalmente a cuore».
Sul sito Internet della Fpö, c’è una cartina dell’Austria dove il Sud Tirolo figura come territorio austriaco. Non la preoccupano questi atteggiamenti secessionisti del suo prossimo alleato?
«La Storia non si cambia. L’Austria ha una posizione chiara sul Sud Tirolo, una regione in Italia la cui autonomia dev’essere salvaguardata e rafforzata, anche come modello per l’intera Europa».
Sottosegretario a 24 anni, deputato a 25, ministro a 27, cancelliere a 31. Cosa farà, per parafrasare una canzone dei Beatles, quando avrà 44 anni?
«Non lo so. Ho fatto sempre le cose per passione. Ho avuto il privilegio di servire il mio Paese. Mi entusiasmo per tante cose. Ma non c’è solo la politica nella vita e nella mia ci saranno sicuramente altre fasi».
Tutti sanno che sono filo-europeo: sono molto impegnato su questo fronte e lo sarò anche in futuro