Gli Studios di Fendi Beccari: io in Francia? Ho ancora da fare qui
«...Questa non è una borsa, è una Baguette!». Così, in un’indimenticabile scena di Sex and the City, Sarah Jessica Parker nei panni di Carrie Bradshaw si rivolge in lacrime al suo rapinatore. Girato in notturna a Cinecittà, protagonisti gli accessori di tante pellicole cult, il corto di Antonio Monfreda e Patrick Kinmonth «Making Dreams: Fendi and the Cinema», accoglie i visitatori-spettatori nel cinema-bomboniera, 64 poltroncine in velluto rosso, allestito al Palazzo della Civiltà italiana all’Eur per la mostra «Fendi Studios» (fino al 25 marzo, gratuita), in omaggio al legame tra cinema e moda.
Collaborazioni con Visconti o Martin Scorsese, costumi per Piero Tosi e Milena Canonero, l’anima glamour di Fendi accende un percorso interattivo dove il visitatore entra direttamente nelle scene. Nel primo «studio» Easy Rider, si sale in auto come Madonna in Evita mentre in A Room with a View il pubblico viene proiettato all’interno di un edificio newyorchese come Cate Blanchett in «Blue Jasmine». Ma i riferimenti (con abiti esposti mentre scorrono le immagini dei film) sono tanti: Michelle Pfeiffer nell’«Età dell’innocenza», Sharon Stone in «Catwoman» o Meryl Streep in «Il diavolo veste Prada». All’opening della mostra con annesso party e red carpet ad alto contenuto di star, Pietro Beccari, ceo di Fendi, ha glissato sulle voci del suo imminente passaggio a Dior preferendo parlare di risultati «a dicembre 2016 abbiamo superato un miliardo di euro di fatturato. Si dice che torno a Parigi. Per ora ho ancora molto da fare qui».