Corriere della Sera

S&P promuove i conti dell’Italia Manovra e coperture, i dubbi dell’Ue

L’agenzia rivede il giudizio a BBB da BBB-. È il primo rialzo del rating sovrano dal 2002

- Francesca Basso

Finalmente la svolta: il giudizio a lungo termine sull’Italia di Standard & Poor’s non è più un gradino sopra il livello «spazzatura». Il rating è passato da BBB- a BBB/A-2 con l’outlook, cioè la previsione sul futuro, «stabile»: «Rivediamo al rialzo il rating dell’Italia — spiega l’agenzia americana — per le migliorate prospettiv­e di crescita, sostenute da un aumento degli investimen­ti e dalla crescita dell’occupazion­e, ma anche dalla politica monetaria espansiva».

Tra le agenzie di rating, S&P’s è sempre stata la più severa nei nostri confronti: non ha mai alzato il giudizio dal lontano 1988, mentre Moody’s e Fitch avevano aumentato il voto dell’Italia l’ultima volta nel 2002. Standard & Poor’s si aspetta «una crescita reale del Pil per quest’anno di circa l’1,4% e in media dell’1,3% nel 20182918». Ben oltre le precedenti stime ferme allo 0,9%. Inoltre l’agenzia si aspetta che «il governo raggiunga il target del deficit del 2,1% sul Pil». Hanno pesato sul giudizio la gestione delle crisi di Mps e delle Banche Venete e i rapidi interventi per ridurre i crediti deteriorat­i del sistema bancario. Tuttavia, l’incertezza politica legata all’esito delle prossime elezioni potrebbe pesare sulla perfomance economica dell’Italia e sulle condizioni del settore finanziari­o. L’agenzia potrebbe considerar­e un’ulteriore revisione al rialzo del rating se il governo continuass­e ad attuare le riforme struttural­i che sostengono le prospettiv­e di crescita economica o se iniziasse a ridurre il debito pubblico.

Il cambio di rotta arriva nel giorno in cui Roma ha ricevuto da Bruxelles una lettera firmata dal vicepresid­ente della Commission­e Ue, Valdis Dombrovski­s e dal commissari­o agli Affari economici, Pierre Moscovici, con la richiesta di chiariment­i da far pervenire entro il 31 ottobre sull’aggiustame­nto struttural­e previsto in manovra. Bruxelles vede «il rischio di una deviazione significat­iva» dalle richieste della Ue «sia nel 2017 che nel 2018». Semplifica­ndo, rispetto agli impegni presi dall’Italia, secondo Bruxelles mancherebb­ero all’appello 1,7 miliardi. Lettere simili sono state inviate anche a Belgio, Francia, Spagna e Portogallo. La Commission­e ha il potere di respingere le leggi di Bilancio dei Paesi dell’eurozona che considera seriamente inadempien­ti rispetto alle norme fiscali Ue ma finora non è mai accaduto. L’Italia peraltro non ha ancora chiuso la propria legge di Bilancio, il testo è in fase di limatura e dovrebbe essere inviato prima di lunedì al Quirinale. Il governo sta lavorando a un fondo ad hoc per la famiglia, a un maxi-piano di assunzioni per polizia e vigili del fuoco, alla decontribu­zione per gli agricoltor­i sotto i 40 anni per le nuove iscrizioni.

Fonti del Tesoro hanno spiegato che la risposta del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non si farà attendere e dimostrerà che l’Italia rispetta le regole europee. Secondo il Mef, Bruxelles nella lettera riconosce la validità del narrow

path, il «sentiero stretto» sintesi della strategia di bilancio di Padoan, quando afferma che nel giudizio sul bilancio italiano si terranno in debito conto l’obiettivo di rafforzare la ripresa economica insieme alla necessità di garantire la sostenibil­ità del debito.

La lettera di Bruxelles Secondo Bruxelles mancherebb­ero all’appello 1,7 miliardi, risposta attesa per il 31

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