Corriere della Sera

Torino, dimissioni per la multa

Torino, Giordana chiese all’azienda dei trasporti di togliere la multa a un amico. Di Maio: si commenta da sé

- Di Marco Imarisio Guccione

Il capo di gabinetto della sindaca di Torino si è dimesso dopo la pubblicazi­one dell’intercetta­zione in cui chiedeva la cancellazi­one di una multa a un amico. Appendino: «Prevale l’interesse della città».

Chiara Appendino ora è sola. Paolo Giordana, il suo braccio destro, l’uomo che l’ha accompagna­ta nell’ascesa alla poltrona di sindaca di Torino, si è dimesso ieri da portavoce e capo di gabinetto. L’uscita di scena del «rasputin» di Palazzo Civico, com’è stato soprannomi­nato dai detrattori, arriva dopo la pubblicazi­one di due telefonate con il presidente dell’azienda torinese dei trasporti. Giordana, intercetta­to dalla Guardia di finanza per un’altra vicenda giudiziari­a, quella sui debiti non iscritti a bilancio nel 2017, chiede al numero uno del Gruppo Torinese Trasporti, Walter Ceresa, di cancellare una multa inflitta a un suo amico per non aver timbrato in tempo il biglietto dell’autobus. Il giorno dopo, il 26 luglio, Ceresa lo ricontatta: «Paolo, tutto a posto quella cosa che mi hai detto».

Novanta euro di abbuono. Un favore costato caro all’ormai ex braccio destro di Appendino, già finito nella bufera per aver organizzat­o la proiezione in piazza San Carlo della finale di Champions League, il 3 giugno, la notte dell’ondata di panico che ha provocato 1.526 feriti e una vittima. Quella volta ne era uscito indenne, o quasi. Ora è bastata una multa cancellata per affondarlo. «Chi fa errori come questo va fuori», dicono le prime linee del M5s da Acitrezza, dove ieri Luigi Di Maio ha precisato che «le dimissioni si commentano da sole». Appendino ha cercato fino all’ultimo di offrire al suo uomo di fiducia un salvagente, ma alla fine ha dovuto piegarsi alle richieste dei Cinque Stelle, per i quali Giordana è sempre stato un corpo estraneo, difficile da digerire. «Sono umanamente dispiaciut­a — ha abbozzato la sindaca —. Ma accetto le dimissioni».

Tutto per un episodio che potrebbe chiudersi senza ripercussi­oni giudiziari­e. Non solo per la lieve entità del fatto. Ma anche perché sarebbe difficile, per questioni procedural­i, utilizzare quelle intercetta­zioni per sostenere l’ipotesi dell’abuso d’ufficio.

Giordana non sarà sostituito, almeno non subito. Il suo ruolo di anello di congiunzio­ne tra la sindaca e la complessa macchina burocratic­a del Comune sarà affidato al dirigente Giuseppe Ferrari, storico «mandarino» legato al centrosini­stra, ma recentemen­te convertito al verbo grillino.

Il Pd plaude alle dimissioni di Giordana: «Ha avuto il coraggio di far togliere le multe ai suoi amici mentre — fa notare la deputata renziana Silvia Fregolent — il Gtt rischia di fallire». Ma al tempo stesso i dem invocano una seconda uscita di scena, quella del numero uno dell’azienda municipale Ceresa, nominato da Fassino e confermato da Appendino. «Giordana si è dimesso: ora spero faccia lo stesso anche lui, visto che ha tolto lui la multa», auspica il senatore dem Stefano Esposito. Ma Ceresa non ha intenzione di mollare. «Dalle verifiche effettuate — dicono dal Gtt — è emerso che il verbale ha seguito la normale procedura adottata nei casi dubbi».

Il gelo del movimento «Chi fa errori come questo è fuori». Lei ha provato a difenderlo, poi si è arresa: «Umanamente dispiaciut­a»

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