Il governo «promette» il sì allo ius soli
Il ministro dell’Interno parla di impegno solenne. Il premier: un lavoro da completare Ap con Lupi avverte: siamo certi che non vorranno mettere la fiducia su una legge così
A fine giornata è il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che assicura la priorità anche a nome del governo sullo ius soli: «Abbiamo un lavoro da completare e degli impegni di leggi importanti da portare avanti, come quella sulla cittadinanza, su cui lavoreremo per creare le condizioni perché possano finalmente essere approvate dal Parlamento».
Anche il presidente del Consiglio ha parlato alla conferenza programmatica del Pd a Napoli, sullo stesso palco dove al mattino era stato il ministro dell’Interno Marco Minniti a rilanciare con solennità il tema dello ius soli, «una legge sull’integrazione e non sull’immigrazione».
Il capo del Viminale davanti alla platea aveva sollecitato «l’impegno solenne di approvare la legge in questa legislatura» perché «un grande partito di fronte a una legge di principi si batte, decide, convince. E l’unica cosa che non fa è rinunciare: noi non rinunceremo». Agli applausi del popolo del Pd è seguito a distanza un tweet di Anna Finocchiaro, ministra pd dei Rapporti con il Parlamento: «Sullo ius soli sono d’accordo con Minniti. L’impegno del Pd è fondamentale». Ma le opposizioni scatenano le proteste e promettono battaglia, la Lega in testa che minaccia di invadere le piazze.
Da Forza Italia la voce di Giovanni Toti, governatore della Liguria: «Mandiamoli tutti a casa prima che facciano altri danni». E Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, lancia un appello a Berlusconi e Salvini per poter mettere in piedi subito un referendum abrogativo qualora la legge venisse approvata.
Non è un percorso facile quello della legge sullo ius soli che ha avuto già la benedizione della Camera , ma al Senato deve fare i conti con il pallottoliere per l’approvazione.
Perché su questa legge la maggioranza in Senato è spaccata. Ap non ci sta a votare una legge che garantisce la cittadinanza agli stranieri nati in Italia con limiti legati all’istruzione e alla stabilità del lavoro dei genitori. «Lo abbiamo detto da sempre che noi questo provvedimento non lo votiamo così com’è», dice Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Ap. E aggiunge: «Per fortuna manca davvero poco alla fine della legislatura e sono sicuro che il premier Gentiloni non vorrà mettere la fiducia su una legge così».
La sicurezza di Lupi non sembra corrispondere alle intenzioni reali, alla fine della legislatura manca davvero poco e prima dello ius soli c’è da sbrigare la legge di bilancio. E sono proprio i tempi così stretti che fanno propendere per la fiducia su una legge che così sarebbe blindata.
Però ha detto bene il premier: «Bisogna lavorare per creare le condizioni per l’approvazione». Ovvero, tradotto: trovare i numeri per avere una maggioranza in Senato.
È già successo, a Palazzo Madama, che la maggioranza si spaccasse. Il caso più recente è quello delle unioni civili: Ap non ha voluto saperne di votare e il provvedimento è stato approvato con i sì dei verdiniani di Ala, dopo che all’ultimo momento si erano sfilati i senatori dei 5 Stelle.
Per lo ius soli il M5S non ha mai dichiarato un voto favorevole e il Pd deve compensare l’assenza dei 24 voti di Ap sommando i 16 di Mdp (Bersani ha detto che loro lo votano in qualsiasi condizione), i 15 verdiniani, i 7 di Sinistra italiana e qualche voto sparso del gruppo misto.
In linea teorica, la maggioranza per approvare lo ius soli esiste, ma non c’è davvero troppo da scialare.