«Per domare le emozioni ci vorrebbe un Mandela»
DAL NOSTRO INVIATO
«La Spagna avrebbe bisogno di un Nelson Mandela per uscire dalla crisi catalana. Il politico brillante che è stato capace di tenere unito il Sudafrica». John Carlin, padre scozzese e madre spagnola, è stato corrispondente dal Sudafrica per The Independent ed è così che è diventato intimo del leader che distrusse l’apartheid. Da un suo libro, Ama il tuo nemico, è stato tratto il film Invictus di Clint Eastwood, la storia di come Mandela riuscì ad unificare il Paese nel sogno del rugby.
Bianchi e neri come spagnoli e catalani?
«Nazionalismo e razzismo sono entrambi frutto di emozioni irrazionali. E come tali andrebbero affrontati. Mandela ce l’aveva chiaro: “Se non puoi parlare alle menti, parla ai loro cuori”». Cosa avrebbe fatto lui? «Nel 2012, quando per la prima volta un milione di persone sono scese in piazza per l’indipendenza, Mandela sarebbe andato a Barcellona e avrebbe parlato a tutti. Avrebbe detto “Bona nit a tuts” in catalano, avrebbe riconosciuto la sofferenza dei catalani sotto il franchismo ma anche gli errori dei governi democratici. Avrebbe detto che insieme, catalani e spagnoli, sono più forti e avrebbe convinto. Rajoy è rimasto muto a Madrid». Lei è separatista? «Niente affatto. Non ero per la Brexit, altra stupidaggine emotiva, e non sono per la Cataexit». Allora fa bene Madrid? «Ci vuole un approccio pragmatico. Invece, mi pare che in certi settori del governo spagnolo sia forte la tentazione di punire Barcellona. Forse pensano che Puigdemont sia un Tejero qualsiasi — il colonnello del fallito colpo di Stato del 1981 —, ma è un errore. Puigdemont ha il monopolio sull’emotività di centinaia di migliaia di persone. Per far scattare qualcosa di irreparabile bastano pochi esaltati. La Spagna cammina sul filo».
Vede somiglianze tra Mandela e Puigdemont?
«Anche Mandela aveva avuto la possibilità di scegliere tra la sua famiglia biologica e quella politica, e aveva scelto quest’ultima. Puigdemont mi pare sia un politico per caso, un padre di famiglia. Lo immagino pensare spesso alla prigione. Forse non sa neppure lui cosa scegliere».