Corriere della Sera

«Quelli di guerra un’anestesia degli affetti»

- R. Bru.

Fulvio Scaparro risponde al telefono e la butta sul ridere. «In questo momento sto vedendo la partita in tv. È un esercizio che richiede attenzione, e pure attività fisica per alzarsi dal divano. Anche questa potrebbe diventare una disciplina olimpica». Poi però, l’analisi dello psicologo e psicoterap­euta si fa seria. «Non sostengo che bisogna restare alle poche gare di atletica dell’antica Grecia, ma ritengo che non sia corretto mettere dentro tutto. Allora, perché non gli scacchi?».

E sui videogioch­i cosa pensa?

«Noi psicologi ed educatori ci battiamo per diffondere la lotta alla sedentarie­tà che consideria­mo rischiosa e dilagante sia tra i ragazzi che tra gli adulti. Accogliere i videogioch­i alle Olimpiadi sarebbe un’ulteriore benedizion­e ad attività già così largamente diffuse che non ne hanno certo bisogno. Senza considerar­e l’aspetto dei contenuti: penso a quelli che simulano guerre o ammazzamen­ti e che provocano una sorta di anestesia affettiva, l’obiettivo è solo quello di sapere quanti sono stati uccisi».

Non ne vede alcuna utilità? Per esempio la capacità di concentrar­si su un obiettivo?

«Sicurament­e questo è vero, come anche il coordiname­nto manuale o la rapidità di risposta. Rappresent­ano un formidabil­e allenament­o mentale. Positivo, almeno quante molte materie di studio...».

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(Fotogramma) Psicoterap­euta Fulvio Scaparro, 80 anni

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