MA WEINSTEIN NON È #TUTTIGLIUOMINI CONCENTRIAMOCI SU CHI HA SBAGLIATO
Nessuna persona sensata potrà mai sostenere che gli uomini siano tutti porci. Infatti nessuno l’ha mai detto, né prima né dopo il caso Weinstein. Sì, è vero. Una tale ovvietà meriterebbe il premio al pensiero banale, se esistesse. Ma evidentemente l’idea del binomio uomo = porco può essere scambiata per verità se su quell’equazione si finisce col ragionare per giorni. Tutto legittimo, certo (o forse). Ma il dettaglio fastidioso è che chi sostiene questa versione del dibattito è partito — o partita — da un assunto inesistente, e cioè dal fatto che (proprio dopo il caso Weinstein) sia l’isteria collettiva delle donne a produrre il modello uomo = porco. Che sia in corso una sorta di risveglio delle coscienze femminili pronte a far la guerra al genere maschile per un nonnulla. Sbagliato. Prima di tutto semplicemente perché non è così. Non ci sono fasi inquisitorie né processi al maschio. Non c’è un esercito di femmine che cova rivalse liberatorie. Chi lo vede ce l’ha schierato nella sua testa, non davanti agli occhi. E poi perché l’argomento «gli uomini sono tutti porci» non ha nessun senso. Nessuno. Per di più è pericoloso perché rischia di depotenziare situazioni nelle quali invece lui è davvero un molestatore e perché, in generale, azzera e banalizza tutto. Sarebbe come dire «la colpa è di tutti» perché non sia di nessuno. Partiamo dalle nostre esperienze personali: sappiamo benissimo che #nonsonotuttiporci. Non lo sono gli uomini rispettosi con i quali conviviamo ogni giorno (e sono la stragrande maggioranza), non lo sono quelli che non sanno nemmeno che cosa sia una molestia, figuriamoci uno stupro. Metterli sullo stesso piano di chi fa leva sul proprio ruolo e sul proprio potere per ottenere favori sessuali è un’offesa al genere maschile prima ancora di essere una mossa insensata. E quell’equazione — uomo = porco — non fa bene a nessuno, uomo o donna che sia.