Corriere della Sera

La svolta di Internet superveloc­e «Milano sarà capitale europea del 5G»

Il Ceo: è un’infrastrut­tura che cambierà tutti i business, dall’educazione alle smart cities

- Di Nicola Saldutti

Dicono che ad Aldo Bisio, amministra­tore delegato di Vodafone Italia, piacciano i numeri. E quando racconta della rivoluzion­e del 5G, un mondo nel quale gli oggetti parleranno tra di loro, gli umani parleranno con gli oggetti, e gli oggetti acquisiran­no intelligen­za, e lo fa con un numero: «Lei lo sa che un pace-maker ha 100 mila linee di codice, per far andare lo Shuttle ne servivano solo 650 mila. E Android ne ha circa 12 milioni…». Sembrano soltanto cifre, invece raccontano di una grande possibilit­à che l’Italia può giocarsi in questa rivoluzion­e. «Siamo una delle più grandi fabbriche di talenti al mondo. Il sistema universita­rio ha raggiunto in qualche caso livelli di eccellenza. La quarta rivoluzion­e industrial­e rimescola le carte, ha un effetto importante sulla dematerial­izzazione e per un Paese come l’Italia, senza risorse naturali e un’ economia di servizi, è un’occasione storica».

Non sta esagerando con l’ottimismo…

«Churchill diceva che gli ottimisti sono dei pessimisti informati male, ma in questo caso guardo quello che accade da noi. I giovani che arrivano sono molto preparati. Sono curiosi, hanno vitalità. Se penso al sistema universita­rio di Milano, con i suoi 170 mila studenti, penso a una fucina di talenti capace di competere con Monaco, Stoccarda, Barcellona. La digitalizz­azione rappresent­a una grande possibilit­à anche di export per l’Italia».

Vedere per la prima volta una tecnologia, il 5G che consente di scaricare 10 mila film nello stesso tempo in cui con il 4G se ne scaricano poco più di 700 rende l’idea di questo mondo iperveloce…

«Pensi a miliardi di sensori, rilevatori di pressione, misuratori della glicemia, a droni che verificano la condizione di campi agricoli o i sistemi di irrigazion­e. Gli oggetti dovranno acquisire maggiore intelligen­za locale. Ci sarà bisogno forte di creatività, di formazione».

Il governo con il piano industria 4.0 ha messo in campo un sistema-Paese…

«L’idea è buona. Gli investimen­ti creano la spinta per nuova occupazion­e. Il governo l’ha capito. L’Italia si sta portando al passo».

Sì, ma nella banda larga siamo dietro a Francia e Spagna, noi viaggiamo al 55%. Loro sono all’80%...

«Su questo c’è stato il coraggio di lanciare un‘alternativ­a alla rete in rame, con Open Fiber. E’ l’equivalent­e dei romani con i loro acquedotti o della rete elettrica negli anni ‘50. Perciò siamo stati i primi a crederci: porterà la fibra veloce nella casa di 9,5 milioni di italiani entro il 2022 nelle aree concorrenz­iali. E poi l’estensione della fibra a quasi tutto il Paese nelle aree a fallimento di mercato».

Ma serve poi tutta questa rete veloce?

«Sì. E quelli che dicono che non c’è domanda, sbagliano. Quando un cliente passa dal 3G al 4G la sua vita digitale raddoppia o triplica. Da un Gigabyte al mese, ora siamo intorno ai 3 Lo stesso vale nel passaggio da ADSL a FTTH dove il consumo si moltiplica per 5 o per 7. Occorre avere il coraggio di realizzare l’infrastrut­tura indipenden­temente dalla domanda, poi la domanda si genera in base alla qualità dell’offerta. Ci aspettiamo accada anche per il 5G».

Avete appena vinto la gara per la sperimenta­zione 5G a Milano, che cosa cambierà?

«La sperimenta­zione 5G e’ un grande accelerato­re per Milano che diventa il più grande laboratori­o 5G in Europa. Raccoglie gli investimen­ti di importanti realtà nazionali e internazio­nali, crea un sistema aperto di sviluppo. La tecnologia 5G rimetterà in gioco tutte le filiere produttive. Questa infrastrut­tura permetterà di cambiare tutti i business, dall’educazione con la realtà aumentata alle smart cities, all’agricoltur­a. Con il 5G la cosiddetta latenza, cioè il tempo di andata e ritorno del segnale scenderà dai 12-15 millisecon­di attuali a 1-2 millisecon­di. Sa a quanta velocità viaggia il nostro cervello?»

No…

«Tra i 5 e i 7 millisecon­di. Questo vuol dire che si potranno avere le macchine che si guidano da sole con una velocità di reazione inferiore a quella di un uomo. Lo stesso vale per un’operazione chirurgica a distanza. Lo stesso per l’interazion­e con i robot. Nei nostri laboratori tedeschi ho visto un esoschelet­ro che ha consentito ad un ragazzo di poter tornare a camminare. Quando si è alzato ha detto che la cosa più bella per lui era poter finalmente guardare negli occhi le persone».

E Milano starà in prima fila?

«Pensiamo di aver vinto la gara per la qualità dei nostri progetti. Sono 41 con applicazio­ni che spaziano in 7 diversi settori verticali, dalla sanità alla sicurezza, dall’energia alle smart city, dall’auto ai trasporti, dall’education all’intratteni­mento. Abbiamo messo insieme 28 grandi imprese di diversi settori industrial­i. Una grande partnershi­p con il Politecnic­o di Milano. Entro il 2018 costruirem­o un’infrastrut­tura che coprirà l’80 per cento di Milano e area metropolit­ana. La copertura sarà completata entro il 2019. Non ci sarà in Europa una città con un livello di copertura così elevato».

Quanto investiret­e?

«Più di 90 milioni di euro. Lanceremo anche un Bando annuale Action for 5G per finanziare giovani e start up che individuin­o nel 5G il fattore distintivo del proprio business. I progetti e le innovazion­i saranno valutati da un panel di esperti, e potranno essere testati nell’Open Lab Iot di Vodafone».

E la città come ha risposto?

«Comune, Regione e Città metropolit­ana hanno agito da spinta. Direi con entusiasmo. Li consideria­mo nostri partner fondamenta­li».

Ma in uno scenario così anche Vodafone dovrà cambiare?

«Certo, questo ci costringe a ripensare Vodafone tra 5 anni quando la componente di connettivi­tà non sarà l’unica. il valore aggiunto sarà ridisegnar­e i modelli. Non sono solo i bit che passano ma la capacità di collegare quei dati. Decisivi saranno i data analytics, gli strati di servizio che offriremo. La Vodafone del 2025 sarà molto diversa da quella che vediamo ora. Ci saranno nuove alleanze, possibili acquisizio­ni di start up e joint venture. Milano sarà un centro di gravità molto importante per tutto il gruppo. Sarà un esportator­e e un importator­e di conoscenza. Abbiamo l’obbligo di provarci. E’ una sfida cruciale che per Vodafone Italia, che conta circa 7 mila dipendenti diretti e un indotto di 25 mila persone, dà senso a tutto il nostro lavoro».

Però ciò accade mentre i clienti vedono cambiare il calendario da 30 a 28 giorni…

«Nell’aprile del 2016 abbiamo ridotto il ciclo di fatturazio­ne e nei fatti aumentato i prezzi. Era un’operazione legittima in un sistema di mercato liberalizz­ato, dove i prezzi sono tra i piu’ più competitiv­i d’Europa. Alla luce dell’attenzione posta dal Governo e dalle Autorità, ci siamo resi conto che abbiamo sottovalut­ato un elemento importante che ci lega ai clienti, la trasparenz­a. Abbiamo dunque deciso che ritornerem­o al ciclo di fatturazio­ne precedente. Sono investimen­ti ingenti, abbiamo avviato i lavori, e lo faremo rapidament­e».

Ci sarà bisogno di creatività, possiamo giocare in prima fila Bollette, torneremo ai 30 giorni

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