Capolavoro rosso mondiale di Vettel Una pole che dà fastidio a Hamilton
La guerra politica dei motori, l’asse Ferrari-Mercedes e la minaccia del Cavallino di lasciare la F1
DAL NOSTRO INVIATO
La rabbia e l’arcobaleno, il rosso squarcia l’autodromo più colorato del mondo. Canta Sebastian Vettel: «pa-pa-pa-pa...» e «Grazie ragazzi!» sono l’urlo di battaglia di chi non si arrende. La pole numero 50 in carriera, la quarta della stagione, arriva con un giro pazzesco all’ultimo tentativo: la «Gina», così chiama la «sua» Rossa, accusava un po’ l’altitudine (si corre a 2240 metri sul livello del mare), sonnecchiava, lui l’ha svegliata e portata in vetta. Cattivo e chirurgico nelle traiettorie, ha scacciato il demone blu di Max Verstappen per soli 86 millesimi: anche l’olandese ha guidato in modo fenomenale, ed è stato prosciolto dall’accusa di aver «tappato» Bottas.
Da Hamilton, terzo, tanti complimenti «a questi due ragazzi che hanno fatto prestazioni incredibili». Lewis, a cui oggi basta un quinto posto per conquistare il quarto Mondiale, sembra non abbia sfruttato fino in fondo la potenza del motore Mercedes per salvaguardarlo in gara. Ma questo non toglie nulla al capolavoro della Ferrari. Serviva una botta di fiducia dopo tanti guai, eccola. E anche se l’aritmetica è il peggior nemico, un successo renderebbe il finale di campionato meno amaro. Seb: «Attaccheremo 50esima pole Per Sebastian Vettel, 30 anni, quella in Messico è la quarta pole position della stagione e la numero 50 in carriera (Afp) a tutta, meritiamo un grande risultato» per poi scherzare sullo strano incidente di venerdì: «Prima era esploso l’estintore, adesso la gioia». È difficile pensare che Hamilton sprechi il primo match ball, ma la reazione del Cavallino conferma le ottime qualità di una macchina e di un gruppo, pronto a ripartire nel 2018 ancora più carico e affamato.
Oltre la pista, lo scontro politico sul futuro della F1 si annuncia caldissimo. Al vertice di martedì a Parigi sui nuovi motori per il 2021 la Ferrari farà sentire tutta la sua voce al tavolo delle trattative, sfruttando anche la sponda della Mercedes. Pronta a sbattere la porta se le cose si metteranno male. Niente passi indietro sulla tecnologia ibrida, sì ad alcune modifiche pensate per limitare le spese. Le spiega Maurizio Arrivabene: «Dobbiamo mantenere la stessa architettura, contenere i costi e migliorare le prestazioni: le nostre simulazioni dimostrano che è possibile». E sull’allineamento con i tedeschi sottolinea: «È normale, entrambi produciamo automobili».
La trattativa sarà lunga e complessa, preludio di una riforma più ampia con interessi economici enormi in ballo: il Cavallino non intende concedere sconti dopo aver speso centinaia di milioni sulle attuali power unit ibride. Soprattutto ora che ha capito come farle funzionare. Dall’altra parte Chris Horner, team principal della Red Bull — nonostante gli interessi opposti del fornitore Renault —, spara a zero: «Questi motori hanno fatto solo danni, è ora di liberarcene». Toni alti per spezzare l’asse fra Maranello e Stoccarda e spingere Liberty a sposare soluzioni «low cost» che consentirebbero l’ingresso di motoristi indipendenti non legati ai colossi dell’automotive. Se dovesse passare questa linea e altre rivoluzioni radicali, la Ferrari, da socio più antico del circus, minaccia azioni clamorose. Di uscire, come ai tempi del Drake. «Noi ci siamo da un po’ e vorremo restare — precisa Arrivabene —. Ma tutto dipende...». E per ribadirlo fa il gesto con le mani di andare via, gli americani sono avvisati.