Corriere della Sera

Capolavoro rosso mondiale di Vettel Una pole che dà fastidio a Hamilton

La guerra politica dei motori, l’asse Ferrari-Mercedes e la minaccia del Cavallino di lasciare la F1

- Daniele Sparisci

DAL NOSTRO INVIATO

La rabbia e l’arcobaleno, il rosso squarcia l’autodromo più colorato del mondo. Canta Sebastian Vettel: «pa-pa-pa-pa...» e «Grazie ragazzi!» sono l’urlo di battaglia di chi non si arrende. La pole numero 50 in carriera, la quarta della stagione, arriva con un giro pazzesco all’ultimo tentativo: la «Gina», così chiama la «sua» Rossa, accusava un po’ l’altitudine (si corre a 2240 metri sul livello del mare), sonnecchia­va, lui l’ha svegliata e portata in vetta. Cattivo e chirurgico nelle traiettori­e, ha scacciato il demone blu di Max Verstappen per soli 86 millesimi: anche l’olandese ha guidato in modo fenomenale, ed è stato prosciolto dall’accusa di aver «tappato» Bottas.

Da Hamilton, terzo, tanti compliment­i «a questi due ragazzi che hanno fatto prestazion­i incredibil­i». Lewis, a cui oggi basta un quinto posto per conquistar­e il quarto Mondiale, sembra non abbia sfruttato fino in fondo la potenza del motore Mercedes per salvaguard­arlo in gara. Ma questo non toglie nulla al capolavoro della Ferrari. Serviva una botta di fiducia dopo tanti guai, eccola. E anche se l’aritmetica è il peggior nemico, un successo renderebbe il finale di campionato meno amaro. Seb: «Attacchere­mo 50esima pole Per Sebastian Vettel, 30 anni, quella in Messico è la quarta pole position della stagione e la numero 50 in carriera (Afp) a tutta, meritiamo un grande risultato» per poi scherzare sullo strano incidente di venerdì: «Prima era esploso l’estintore, adesso la gioia». È difficile pensare che Hamilton sprechi il primo match ball, ma la reazione del Cavallino conferma le ottime qualità di una macchina e di un gruppo, pronto a ripartire nel 2018 ancora più carico e affamato.

Oltre la pista, lo scontro politico sul futuro della F1 si annuncia caldissimo. Al vertice di martedì a Parigi sui nuovi motori per il 2021 la Ferrari farà sentire tutta la sua voce al tavolo delle trattative, sfruttando anche la sponda della Mercedes. Pronta a sbattere la porta se le cose si metteranno male. Niente passi indietro sulla tecnologia ibrida, sì ad alcune modifiche pensate per limitare le spese. Le spiega Maurizio Arrivabene: «Dobbiamo mantenere la stessa architettu­ra, contenere i costi e migliorare le prestazion­i: le nostre simulazion­i dimostrano che è possibile». E sull’allineamen­to con i tedeschi sottolinea: «È normale, entrambi produciamo automobili».

La trattativa sarà lunga e complessa, preludio di una riforma più ampia con interessi economici enormi in ballo: il Cavallino non intende concedere sconti dopo aver speso centinaia di milioni sulle attuali power unit ibride. Soprattutt­o ora che ha capito come farle funzionare. Dall’altra parte Chris Horner, team principal della Red Bull — nonostante gli interessi opposti del fornitore Renault —, spara a zero: «Questi motori hanno fatto solo danni, è ora di liberarcen­e». Toni alti per spezzare l’asse fra Maranello e Stoccarda e spingere Liberty a sposare soluzioni «low cost» che consentire­bbero l’ingresso di motoristi indipenden­ti non legati ai colossi dell’automotive. Se dovesse passare questa linea e altre rivoluzion­i radicali, la Ferrari, da socio più antico del circus, minaccia azioni clamorose. Di uscire, come ai tempi del Drake. «Noi ci siamo da un po’ e vorremo restare — precisa Arrivabene —. Ma tutto dipende...». E per ribadirlo fa il gesto con le mani di andare via, gli americani sono avvisati.

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