Hamilton campione L’applauso di Vettel
Anche Vettel batte le mani a Hamilton che conquista dopo un duello senza paura il suo quarto titolo iridato
Hamilton È stata la stagione più dura di tutte È stato difficile legare con le persone del team e restare attento Non potevo rischiare di sbagliare contro un quattro volte campione del mondo
Vettel Ora siamo pari come titoli, mi piace gareggiare con lui, non lo temo Ha fatto un grande lavoro, ha meritato Ora sono un po’ giù, avrei potuto fare meglio, non abbiamo raggiunto l’obiettivo
Il massimo con il minimo, Lewis IV re di velocità ed eccessi. Con la peggior gara della stagione diventa l’inglese più veloce della storia. Niki Lauda in radio gli urla: «Quattro volte grazie!», lui sventola l’Union Jack guidando con una mano nel giro d’onore, poi dipinge cerchi con le gomme a favore delle tribune strapiene e con la tuta bianca vola verso la galassia dei supereroi. Meglio di Jackie Stewart e Jim Clark, meglio del mito Ayrton Senna. Quattro, come Alain Prost e Sebastian Vettel, come gli anni di dominio della Mercedes.
In cuffia gli passano l’amico Neymar, quello del Psg, fra fuoriclasse ci si intende: «Sei un grande, sei incredibile». Avrebbe voluto un altro finale e non vedere la bandiera a scacchi con un giro di ritardo, da nono. «Non era la gara che desideravo, ma ho pescato nel cuore la forza di andare avanti e non ho mai mollato. Ricordo quando da bambino vedevo i piloti festeggiare e volevo esserci io. È stata la stagione più impegnativa, ma ce l’ho fatta ed è ancora più bello». Corre Lewis, anche a piedi, fra i tifosi che lo inseguono. Fuori è un tripudio di bandiere e maschere, nel «Carnaval de las calaveras» si mescolano realtà e finzione. Tre titoli in quattro anni, non c’è inganno. Ma un uomo di 32 anni che sta riscrivendo ogni record. «Ringrazio la mia famiglia, la Mercedes, e Dio». Così, in quest’ordine.
Voleva salire sul podio, ubriacarsi di champagne e techno-music per godersi il più grande spettacolo dopo Lewis, ma lo deve guardare dal basso lui che cammina sulle nuvole. Lassù Verstappen brinda al futuro — terzo successo in carriera per lo straordinario 20enne olandese — con i due gregari, Bottas e Raikkonen.
Più della ragione ha contato il sentimento, vero Lewis? Come a cinque giri dalla fine, quando con il poker ormai in tasca ingaggia un furioso corpo a corpo con Alonso. Azzardo puro, un colpo spettacolare per far capire al mondo che è il migliore anche se si nasconde nelle retrovie. Come se dai primi trecento metri non avesse imparato nulla, e sì che ha rischiato in quell’intreccio di carbonio e gomme. Alla fine a consegnargli il Mondiale è il suo miglior rivale, Vettel. Anco-
ra una volta il ferrarista è andato in crisi con Verstappen accanto, dopo un’ottima partenza. Il fiume di rimpianti s’ingrossa e non può asciugarlo la formidabile rimonta, da penultimo a quarto.
Il passo della Rossa è stato devastante, ma Seb, come già gli è successo troppe volte ha perso lucidità alla prima curva. Verstappen lo ha infilato con cattiveria e classe e lui ha arrangiato una rozza difesa che ha prodotto solo una pioggia di detriti. Rimbalzando contro la macchina blu, si è esposto all’attacco di Hamilton, che forse avrebbe potuto essere più prudente. Ma Seb ha peggiorato la situazione piombando addosso a Lewis squarciandogli una gomma posteriore per rompere l’ala anteriore della SF70H. Game over, con i due che rientrano
ai box per le riparazioni il campionato finisce così. Per i commissari è un incidente senza colpevoli. Nel box della Mercedes parte la festa infinita. Toto Wolff si scioglie: «È stato un Gp terribile, troppo lungo. Lewis ha combattuto, si è dimostrato umano e non un robot. Io gli avevo solo detto di restare calmo». Missione compiuta.