Corriere della Sera

«Cucino le mie lasagne nello spazio»

Nespoli racconta com’è cambiata la vita nella stazione orbitante: anche qui c’è caos

- di Giovanni Caprara

Da tre mesi è sulla stazione che orbita attorno alla terra a 27 mila chilometri all’ora. Paolo Nespoli ha 60 anni. Farà ritorno sulla terra il 14 dicembre. È la sua terza missione nello spazio. «Il ritmo è diverso rispetto al passato. Ora sono aumentati gli apparati e la confusione. Ma l’entusiasmo è sempre lo stesso. Ho anche offerto agli altri astronauti le mie lasagne. Tutti i giorni parlo con i miei figli».

«Sono Paolo Nespoli dalla stazione spaziale…». La voce arriva squillante in redazione e mi immagino il nostro astronauta protagonis­ta della missione «Vita» dell’Asi tra strumenti e cavi della casa cosmica mentre ruota intorno alla Terra a 27 mila chilometri orari.

Tre mesi in orbita a 60 anni e la data del ritorno ormai all’orizzonte, anche se il 14 dicembre resta ancora lontano.

«È vero, ma quasi non me ne sono accorto. Le giornate passano veloci, piene di lavoro, non ci si interrompe mai».

Il terzo soggiorno su ISS è diverso dai precedenti?

«Sì, da Houston riceviamo tabelle di marcia sempre più intense e la vita quassù è cambiata. Affrontiam­o a tempo pieno gli esperiment­i scientific­i mentre prima ci si dedicava anche al completame­nto della base. Il ritmo era diverso. Sono aumentati gli apparati e la confusione; non c’è più lo shuttle che portava via ciò che non serviva. A volte dobbiamo attaccare alle pareti un poster “Wanted” per cercare un cacciavite».

Vivere nella casa cosmica, dunque, è più difficile?

«C’è un po’ di rumore. La parte Usa è più insonorizz­ata di quella russa e ci sono odori che la ventilazio­ne per fortuna porta via. In certi momenti troppa anidride carbonica ci regala il mal di testa».

Tanti esperiment­i: alcuni più interessan­ti di altri ?

«Certo, e ogni volta è una scoperta. Coltivo piante, Con i colleghi Paolo Nespoli (a destra) con due dei 5 astronauti presenti sull’Iss estraggo il dna dai topi, faccio esami sul mio corpo previsti in certe ricerche dell’Asi. Ieri ne ho effettuato uno dell’Esa, impossibil­e sulla Terra, misurando quanta energia consumia- mo nella digestione. Oggi, invece, ho montato un piccolo satellite preparato da università Usa che lanceremo fuori della stazione: queste operazioni, simili al gioco del meccano, mi piacciono di più».

Di cosa parlate nelle pause con i cinque compagni di viaggio americani e russi?

«Commentiam­o le attività, ma ora che siamo entrati in confidenza ci raccontiam­o anche aneddoti della nostra vita. Mark T.Vande Hei ha svolto in Italia il servizio militare e gli piace ricordare. Se parlano di baseball sto in silenzio».

Siete soddisfatt­i per il cibo?

«Il cibo vero ci manca. I dietologi della Nasa si sono accorti che mettevano troppo sale negli alimenti e l’hanno ridotto. Una parte delle mie razioni le ho scelte direttamen­te, incluse delle lasagne pre-preparate. Con queste ho organizzat­o una cena: un successone».

Non vi fermate qualche volta a guardare la Terra?

«Sì ed è sempre magica e diversa anche rispetto alle altre missioni. Nella cupola hanno installato una telecamera cinematogr­afica profession­ale. Nessuno osava toccarla, io l’ho imbracciat­a per fare delle carrellate cercando anche l’Italia: ho raccolto immagini mozzafiato a detta dei miei colleghi».

Mai un attimo di tregua?

«Solo quando sono impegnato nelle due ore quotidiane di ginnastica per mantenere in forma il sistema circolator­io e i muscoli. Allora vado con la mente, penso agli amici».

La notte fa sogni o incubi?

«Quando entro nella mia cabina, se non devo rispondere a messaggi sui social, in 15 secondi cado nel sonno. Dormo meno che sulla Terra, mi sveglio a volte prima del previsto e, galleggian­do, riposo benissimo con sogni normali, senza incubi. Talvolta accade qualcosa di strano. Dovevo fare delle riprese dalla cupola e aspettavo il tramonto del sole. Stanchissi­mo, mi sono addormenta­to senza volerlo. Al risveglio dopo un paio di minuti non sapevo più dov’ero. Una situazione semicomica».

Dopo tanto tempo in orbita non nasce nostalgia per chi ha lasciato sulla Terra?

«Tutti i giorni parlo con la mia famiglia, con i miei bimbi. Max si è arrabbiato perché ho rispedito a casa un giocattolo della sorellina Sofia e ho trattenuto il suo Transforme­r. Gli ho spiegato che mi aiuterà a pilotare l’astronave quando torno. Si è tranquilli­zzato».

Si avvicina la fine della missione, non pensa al futuro?

«Ci penso e devo decidere che cosa fare. Magari lascerò l’Esa, viaggerò, mi impegnerò nell’attività educativa diffondend­o la conoscenza spaziale. Ma credo che soddisferò anche un desiderio che coltivo da tempo: prendere il brevetto di pilota d’elicottero».

Felice di stare nello spazio?

«Lo desideravo e non immaginavo di poterci arrivare. Ho aggirato ostacoli ma sono consapevol­e della fortuna che ho avuto. Sì, sono felice».

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In azione L’astronauta italiano Paolo Nespoli, 60 anni, al lavoro nella Stazione spaziale che orbita attorno alla Terra alla velocità di 27 mila chilometri all’ora

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