I «guardiani della svolta» Minniti e Franceschini con Renzi sul treno delle gag
IL RACCONTO IN VIAGGIO
PORTICI (NAPOLI) Alla faccia dei sondaggi che fanno paura Matteo Renzi è in vena di scherzi, a Pietrasanta si improvvisa giornalista e, in viaggio, persino capotreno. È lui a strappare il microfono a una giornalista tv per fingere di intervistare Valeria Fedeli, è sempre lui ad annunciare dall’altoparlante ai «cari clienti» che il convoglio democratico arriverà alla stazione Termini in anticipo: «Il Pd è sempre avanti!». E via così, una gag dopo l’altra. «Con tutti questi ministri a bordo speriamo che da qui a Roma non succeda nulla — strappa scongiuri ai sette esponenti del governo —. Sennò dobbiamo fare un rimpastone».
Il clima
Per capire quale sia il clima tra il Nazareno e Palazzo Chigi bisogna scorrere i volti della foto opportunity, scattata per spazzar via dissidi e sospetti dell’ultima settimana e convincere che il Pd ha ritrovato l’unità. Renzi in piedi ride e gesticola, accanto a lui Minniti non sembra felicissimo di fare il comprimario e così Franceschini, che un po’ sorride e un po’ si astrae. Madia, Pinotti e Fedeli si prestano al gioco senza broncio e la testa di De Vincensce: ti spunta dalla seconda fila, accanto a Maria Elena Boschi.
Anche la sottosegretaria ha trovato posto su uno sgabello di cartone e finalmente può tirare il fiato dopo le decine di selfie tra la folla del Museo del treno di Pietrarsa. Gli obiettivi sono tutti per lei e per le sue altissime scarpe borchiate, che finiscono sui siti web e, sul finale, la convincono a indossare un paio di stivali: «Io ho cambiato le scarpe, così riusciamo a camminare bene...». E le alleanze, è d’accordo ad allargare il centrosinistra? «Di questo ha parlato il segretario Renzi, quindi...», schiva le trappole Boschi prima di salire nella carrozza governativa: «Ho avuto 39 e mezzo di febbre, ho cercato di non baciare nessuno».
Le battute
Si scherza sull’influenza della sottosegretaria e del ministro Graziano Delrio, che si è risparmiato la tappa di ieri. Roberta Pinotti finge preoccupazione: «Non vorrei prendermela anch’io». I giornalisti provano a strappare un commento a Franceschini e Minniti e la ministra della Difesa fa da scudo: «Li difendo io». In realtà sia il responsabile della Cultura che l’inquilino del Viminale sono soddisfatti per l’apertura di Renzi sulle alleanze. «Mi è piaciuto il discorso, sono assolutamente d’accordo», assicura Minniti, voltando pagina rispetto alle tensioni con i renziani che venerdì avevano disertato il cdm per la riconferma di Visco. Davvero volete imbarcare Verdini? «Non ci sono esegeti, qui — si sottrae il ministro dell’Interno —. Non entriamo troppo nel dettaglio e limitiamoci a quello che è stato detto». Anche Franceschini approva la «molto condivisibile» svolta verbale sul centrosinistra unito, ma quando i cronisti gli chiedono se si senta vincitore, lui si schermi- «Ma dai, non esagerate».
Andrea Orlando apprezza a metà: «È un’apertura netta, sono contento, peccato che Renzi non abbia detto né quando, né dove ci si muove. Non ha annunciato alcun incontro». E ancora, sul programma: «Rivendicare le cose fatte ha senso se fai un passo avanti. A Renzi ricordo che Churchill perse le elezioni dopo aver vinto la guerra». Salirà sul treno, ministro? «No, no... Io no».
I presenti
I renziani invece ci sono tutti, o quasi. Ecco Matteo Richetti, ecco il tesoriere Francesco Bonifazi con occhiali verde bottiglia coordinati con il maglione. Gli chiedono se ne abbia uno per ogni pullover e lui ci scherza, alludendo al bonus del governo Renzi: «Certo che sì, costano solo 80 euro». Anche l’ex premier non resiste alle battute e mette in mezzo Franceschini: «Il treno farà tappa a Ferrara e di certo ci sarà Dario, che i collegi li conosce uno a uno». La conferenza stampa dura il tempo di una foto, o poco più.
Perché dal palco non ha parlato di ius soli? «Me lo ero appuntato...», glissa Renzi accreditando un’amnesia. L’apertura al centro riguarda solo Alfano, o anche Verdini? «Passiamo alla prossima domanda». Incontrerà Bersani? Silenzio. I giornalisti vorrebbero sondare anche Franceschini, il teorico della coalizione più larga possibile: ma la replica dei ministri non è prevista. «Scusate se siamo stati così lunghi nelle risposte», si congeda il segretario sciogliendo l’incontro lampo con la stampa, pochi minuti prima che il treno della pace arrivi alla stazione Termini.
Con questi ministri a bordo speriamo non accada nulla o si deve fare un rimpastone Matteo Renzi