«L’amore per Milano in 130 video. E ora tocca all’Italia»
Il manager Mattia Mor e la domanda agli abitanti famosi (e non): «Perché avete scelto questa città?»
Vitale, laboriosa, accogliente, meritocratica, europea. Il manager Mattia Mor, con il sostegno di un gruppo di amici, ha registrato 130 testimonianze video. Storie di persone — le più varie, non tutte famose — che definiscono in tre aggettivi Milano e spiegano perché l’hanno scelta come città dove vivere. «Dovevano essere una trentina di contributi massimo. Non avevamo sponsor, soltanto la voglia di accendere la passione civica e dare una sferzata di orgoglio ad un Paese così bello e amato all’estero, rompendo la cappa lamentosa che troppe volte ci frena. Ma più andavamo avanti, più si spargeva la voce. E in tantissimi ci hanno contattato chiedendo di poter raccontare quante e quali opportunità ha dato loro Milano».
Alla fine 130 video, per #HOSCELTOMILANO. Come continua adesso il progetto?
«Questo racconto corale aumenterà la consapevolezza del tesoro che abbiamo. Dobbiamo farlo fruttare e raccontarlo al mondo nel modo migliore possibile. Vogliamo che i video diventino virali, che ogni cittadino registri “perché” ha scelto la sua città. Altri luoghi, dopo Milano, prenderanno il testimone. Sogno che diventi un progetto più ampio, un mosaico Manager Mattia Mor, 36 anni, genovese, dopo varie esperienze manageriali all’estero e in Italia ha dato vita al progetto civico #Hosceltomilano del genio italico: #HOSCELTOLITALIA. Vogliamo invitare sempre più persone a vivere e investire nel nostro Paese. E richiamare i troppi italiani all’estero, perché ritornino».
Le testimonianze sono trasversali. Ma il fil rouge sono le opportunità che queste persone, a Milano, hanno saputo cogliere.
«Abbiamo cercato di rappresentare la molteplicità delle eccellenze tenendo fuori la politica (se si esclude il sindaco Beppe Sala) per sgombrare il campo da equivoci: questo è un progetto civico che vuole includere tutti. Parlano in tantissimi. Anche il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, che per sé riassume: “È stata Milano a scegliermi, a darmi l’opportunità della vita”».
Una chicca, tra tutti i video?
«La testimonianza di una memoria storica illustre, quella di Gillo Dorfles, che dall’alto dei suoi splendidi 107 anni fa rivivere la Milano di un tempo valorizzando quella di oggi, che per usare le sue parole è “gradevole sotto ogni punto di vista”».
E la storia che vi ha colpito di più?
«Quella che con una straordinaria umiltà ha raccontato Saif Uddin, ragazzo del Bangladesh: appena arrivato vendeva fiori per strada, poi è diventato lavapiatti, poi cameriere ed è ora sommelier. “Milano mi ha insegnato a lavorare”, dice nel video: le sue parole raccontano perfettamente l’etica ambrosiana del “fare” e dell’accoglienza, più forte di ogni possibile populismo o negativismo imperante».
L’aggettivo riferito a Milano che sorprende?
«“Teresiana”, come l’ha descritta Francesco Micheli. I più frequenti sono stati “aperta” e “internazionale”».
Lei è nato a Genova. Perché ha scelto Milano?
«Sono arrivato nel 2000 per studiare all’università, poi ho creato la mia prima impresa. Nel 2015 mi sono trasferito a Singapore ma poi sono tornato, a costo di dimezzarmi lo stipendio. Con questo racconto entusiasta, voglio condividere il mio ottimismo per il futuro».
Le voci Le testimonianze di Gillo Dorfles, 107 anni, e Saif, da venditore di fiori a sommelier