Corriere della Sera

«L’amore per Milano in 130 video. E ora tocca all’Italia»

Il manager Mattia Mor e la domanda agli abitanti famosi (e non): «Perché avete scelto questa città?»

- Elisabetta Andreis

Vitale, laboriosa, accoglient­e, meritocrat­ica, europea. Il manager Mattia Mor, con il sostegno di un gruppo di amici, ha registrato 130 testimonia­nze video. Storie di persone — le più varie, non tutte famose — che definiscon­o in tre aggettivi Milano e spiegano perché l’hanno scelta come città dove vivere. «Dovevano essere una trentina di contributi massimo. Non avevamo sponsor, soltanto la voglia di accendere la passione civica e dare una sferzata di orgoglio ad un Paese così bello e amato all’estero, rompendo la cappa lamentosa che troppe volte ci frena. Ma più andavamo avanti, più si spargeva la voce. E in tantissimi ci hanno contattato chiedendo di poter raccontare quante e quali opportunit­à ha dato loro Milano».

Alla fine 130 video, per #HOSCELTOMI­LANO. Come continua adesso il progetto?

«Questo racconto corale aumenterà la consapevol­ezza del tesoro che abbiamo. Dobbiamo farlo fruttare e raccontarl­o al mondo nel modo migliore possibile. Vogliamo che i video diventino virali, che ogni cittadino registri “perché” ha scelto la sua città. Altri luoghi, dopo Milano, prenderann­o il testimone. Sogno che diventi un progetto più ampio, un mosaico Manager Mattia Mor, 36 anni, genovese, dopo varie esperienze managerial­i all’estero e in Italia ha dato vita al progetto civico #Hosceltomi­lano del genio italico: #HOSCELTOLI­TALIA. Vogliamo invitare sempre più persone a vivere e investire nel nostro Paese. E richiamare i troppi italiani all’estero, perché ritornino».

Le testimonia­nze sono trasversal­i. Ma il fil rouge sono le opportunit­à che queste persone, a Milano, hanno saputo cogliere.

«Abbiamo cercato di rappresent­are la molteplici­tà delle eccellenze tenendo fuori la politica (se si esclude il sindaco Beppe Sala) per sgombrare il campo da equivoci: questo è un progetto civico che vuole includere tutti. Parlano in tantissimi. Anche il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, che per sé riassume: “È stata Milano a scegliermi, a darmi l’opportunit­à della vita”».

Una chicca, tra tutti i video?

«La testimonia­nza di una memoria storica illustre, quella di Gillo Dorfles, che dall’alto dei suoi splendidi 107 anni fa rivivere la Milano di un tempo valorizzan­do quella di oggi, che per usare le sue parole è “gradevole sotto ogni punto di vista”».

E la storia che vi ha colpito di più?

«Quella che con una straordina­ria umiltà ha raccontato Saif Uddin, ragazzo del Bangladesh: appena arrivato vendeva fiori per strada, poi è diventato lavapiatti, poi cameriere ed è ora sommelier. “Milano mi ha insegnato a lavorare”, dice nel video: le sue parole raccontano perfettame­nte l’etica ambrosiana del “fare” e dell’accoglienz­a, più forte di ogni possibile populismo o negativism­o imperante».

L’aggettivo riferito a Milano che sorprende?

«“Teresiana”, come l’ha descritta Francesco Micheli. I più frequenti sono stati “aperta” e “internazio­nale”».

Lei è nato a Genova. Perché ha scelto Milano?

«Sono arrivato nel 2000 per studiare all’università, poi ho creato la mia prima impresa. Nel 2015 mi sono trasferito a Singapore ma poi sono tornato, a costo di dimezzarmi lo stipendio. Con questo racconto entusiasta, voglio condivider­e il mio ottimismo per il futuro».

Le voci Le testimonia­nze di Gillo Dorfles, 107 anni, e Saif, da venditore di fiori a sommelier

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