In pista e fuori ha stravinto il duello con Seb La star che serve
Missione compiuta. Con un nono posto alla terz’ultima gara del Mondiale. Quattro titoli. Come Prost, con un fascino che non ebbe il piccolo grande francese; come Vettel, con una simpatia che il tedesco non riesce a scatenare. Pronto ad inseguire Fangio, a quota cinque; intenzionato a raggiungere Schumi a quota sette, con l’idea di piazzare il proprio nome sulla copertina di tutti i libri di storia motoristica. La forma che ha prodotto l’incoronazione contiene qualche indizio prezioso per le sfide che verranno: il patrimonio peraltro esiguo di Vettel è stato dissipato dal pilota Ferrari nello spazio di due curve con una manovra fuori misura che ha consegnato in anticipo ad Hamilton il titolo. Anche questa pare una cifra che marca una differenza tra i due antagonisti del 2017 e, speriamo, anche degli anni a venire. Nei momenti ad alta tensione la distanza tra Lewis e Seb è parsa
evidente, al netto di ogni elemento tecnico, che pure ha reso la rincorsa di Vettel più affannata ma anche segnata da qualche ombra di troppo. Non solo: Hamilton, nella costanza con la quale ha distribuito talento e stato di forma, surclassa Vettel sul fronte della relazione con i tifosi, ai quali dedica messaggi, filmati, racconti e smargiassate varie, in perfetta linea con quel pubblico di giovani che la F1 vuole conquistare e trattenere. Dunque, una vera star. Ma anche un professionista molto serio, preso a migliorare sui punti deboli, a darsi una disciplina spirituale, alimentare, svelata a tratti, secondo un opportunismo scaltro. Il tutto guidando con testa e cuore, come capita quando un campione dispone di una grazia profonda, ricercata. La Mercedes è una stella filante. Ma qui abbiamo di fronte un talento luminosissimo. Applausi, ma sì. Anche da chi avrebbe voluto, vorrebbe batterlo più spesso.