Corriere della Sera

Dovizioso conquista la Malesia e tiene vivo il sogno Mondiale

Vince Andrea davanti a Lorenzo, Marquez 4°, ma a Valencia serve un miracolo

- Alessandro Pasini

Se questo ennesimo grande romanzo della motociclet­ta non ha ancora un finale dobbiamo ringraziar­e Andrea Dovizioso, signore di Sepang e coltivator­e di sogni. La sua 6ª vittoria stagionale e il 4° posto di Marc Marquez riducono a 21 i punti di distanza tra i due e rinviano la scena madre all’ultima tappa di Valencia. Lì ad Andrea servirà qualcosa di unico e di grande, cioè un’altra vittoria e un Marquez dall’11° in giù. Visto con la ragione, è un copione fantasy e il primo ad ammetterlo è il ducatista: «Non riesco a essere felice. Il distacco resta notevole e la prossima gara sarà su una pista dove lui e la Honda vanno forte...». Nei puntini di sospension­e c’è però il seme della fiducia innaffiato proprio dalla storia della sua vita: «Solo 12 mesi fa non avrei mai pensato di giocarmela contro Marquez. Ma la mente di tutti è limitata, vedi muri davanti a te e non il modo in cui è possibile (Epa) abbatterli».

A Valencia, aspettando un errore del Joker, gli servirà un’altra prova come quella di ieri. Sul bagnato l’obiettivo del Dovi è stato uno solo: vincere sperando che MM stesse almeno giù dal podio. Alla missione riuscita — latitanti le Yamaha ufficiali (Rossi 7°, Vinales 9°) — hanno contribuit­o lo yamahista Tech3 Zarco, a lungo primo e poi terzo, e l’altro ducatista Lorenzo, secondo dopo avere condotto fino a 4 giri dal traguardo quando Dovizioso lo ha passato per andare a vincere mentre Marquez, partito benissimo e poi rimasto di conserva, si coccolava un quarto posto da leccarsi i baffi.

È stato un successo potente e rotondo. Eppure dopo, con il rischio di alzare ombre che non hanno ragione di esistere, si è aperto un dibattito stucchevol­e: Lorenzo ha fatto passare il compagno? In pista si è visto solo che Andrea era veloce, Jorge era al limite e poco prima di essere superato aveva rischiato di cadere. Dopo, Por Fuera ha spiegato: «Fossi stato a 2 decimi avrei provato ad attaccarlo, ma così era troppo rischioso per entrambi. Messaggi dal box? Non ne ho visti». In realtà, la Ducati ha inviato sul suo display un misterioso «Mappatura 8». Messaggio in codice, anche se poi non vuole dire che Lorenzo si sia scansato. Comunque sia, ha spiegato Luigi Dall’Igna, capo di Ducati Corse, «conta il team e certe scelte vanno fatte. Se fosse finita con Lorenzo primo e Marquez campione vorrebbe dire che in Ducati qualcosa non funziona».

Tante chiacchier­e hanno giustament­e irritato Dovizioso, il meno politico e intrallazz­atore del mondo, uno che in fin dei conti conduce sulla presunta star Ducati solo 6 vittorie a 0 e 261 punti a 137 e sa benissimo che Lorenzo non è proprio il suo primo tifoso per il titolo: «Jorge ha guidato bene ma era in difficoltà con la gomma; dopo il sorpasso non ha voluto fare il matto. Accordi? Sarò stupido o ingenuo, ma non ne so niente. A me queste cose non piacciono». Alcuni commentato­ri spagnoli, immemori del 2015, parlano di biscotto, ma a vanvera: un eventuale gioco di squadra è un’altra cosa, oltretutto logica e legittima. E Marquez che ne pensa? Per lui «Lorenzo sapeva già cosa fare, è normale». Tanto la verità del Joker è una: «Il destino dipende solo da me». Dovi, a malincuore, è d’accordo: «Sì, è tutto nelle sue mani...». Ma intanto usiamo al meglio le nostre, abili e forti. Poi si vedrà.

Gioco di squadra Gioco di squadra della Ducati a vantaggio dell’italiano, gli spagnoli fanno polemica

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Pugno Andrea Dovizioso sul podio di Sepang e, a destra, in azione durante il Gp della Malesia

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