Corriere della Sera

Berlusconi e Dell’Utri indagati

Dopo le intercetta­zioni del boss Graviano in carcere Raccontava: mi ha detto che ci vorrebbe una bella cosa

- Di Giovanni Bianconi

SilvioBerl­usconi e Marcello Dell’Utri di nuovo indagati come possibili mandanti delle stragi di mafia del ‘93. La Procura di Firenze ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminar­i la riapertura del fascicolo dopo avere ricevuto da Palermo le intercetta­zioni dei colloqui in cella del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, effettuate nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Intercetta­to, il capomafia di Brancaccio diceva: «Berlusca... mi ha chiesto questa cortesia...».

Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono di nuovo indagati come possibili mandanti delle stragi di mafia del 1993. La Procura di Firenze ha chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminar­i la riapertura del fascicolo a loro carico dopo aver ricevuto da Palermo le intercetta­zioni del colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, effettuate nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Sono i colloqui in cui il capomafia di Brancaccio diceva al suo compagno di detenzione, nell’aprile 2016, spezzoni di frasi come queste: «Novantadue già voleva scendere… e voleva tutto»; e ancora: « Berlusca... mi ha chiesto questa cortesia... (...) Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni ... in Sicilia ... In mezzo la strada era Berlusca... lui voleva scendere... però in quel periodo c’erano i vecchi... lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa...».

Frammenti di conversazi­one, nei quali i riferiment­i al fondatore di Forza Italia seppure in un contesto di non facile interpreta­zione, sono abbastanza chiari. «Nel ‘94 lui si è ubriacato perché lui dice ma io non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato... Pigliò le distanze e fatto il traditore», dice ancora il boss condannato all’ergastolo per le stragi del ‘92 e del ‘93, arrestato a Milano nel gennaio 1994 , che in un altro passaggio afferma: «Venticinqu­e anni fa mi sono seduto con te…Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi è successa una disgrazia, tu cominci a pugnalarmi… Ma vagli A Villa Gernetto Federica Panicucci , 50 anni, e il compagno Marco Bacini, 40 , con Silvio Berlusconi, 81, e Francesca Pascale, 32, al compleanno della conduttric­e a dire com’è che sei al governo, che hai fatto cose vergognose, ingiuste…».

Su questi e altri brani di intercetta­zioni ricevute dai colleghi palermitan­i, il procurator­e di Firenze Giuseppe Creazzo ha delegato alla polizia giudiziari­a lo svolgiment­o di alcune verifiche, e per farlo ha dovuto chiedere al gip di riaprire il fascicolo su Berlusconi e le stragi nella città dove sono concentrat­e le indagini sulle bombe del 1993 scoppiate a Firenze, Roma e Milano. I nomi dell’ex premier e dell’ex senatore Marcello Dell’Utri (che pure compare nei colloqui intercetta­ti di Graviano, ed è attualment­e in carcere per scontare una condanna a sette anni per concorso esterna in associazio­ne mafiosa) sono stati iscritti con intestazio­ni che dovrebbero coprirne l’identità, come nelle altre occasioni.

È la terza volta, infatti, che si apre questo filone di accertamen­ti. Nella prima occasione «autore 1» e «autore 2», gli alias dei due esponenti politici, furono inseriti dopo le dichiarazi­oni di alcuni pentiti come Salvatore Cancemi e altri, che parlarono del loro coinvolgim­ento nella metà degli anni Novanta, ma tutto finì con un’archiviazi­one. La seconda fu nel 2008, dopo le confession­i del nuovo collaborat­ore di giustizia Gaspare Spatuzza, giudicato attendibil­e in molte corti d’assise e da ultimo dalla Corte di cassazione che ha confermato alcune ulteriori condanne per la strage di Capaci; Spatuzza raccontò le confidenze fattegli proprio da Giuseppe Graviano, il quale gli disse che grazie all’accordo con Berlusconi e Dell’Utri «ci siamo messi il Paese nelle mani». Anche questa seconda indagine è stata archiviata.

Ora non c’è un pentito che parla, ma sono state le parole dello stesso Graviano a far riaprire l’inchiesta, sebbene sia molto difficile che a distanza di tanto tempo possa portare a qualcosa di concreto. Al processo di Palermo, chiamato a spiegare le sue parole registrate in carcere, Graviano ha preferito tacere e s’è avvalso della facoltà di non rispondere. E ieri, a Reggio Calabria, è cominciato il processo a suo carico per l’uccisione di due carabinier­i nel gennaio ’94: un altro pezzo della presunta trattativa che avrebbe coinvolto anche la ‘ndrangheta.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy