Corriere della Sera

Le piccole librerie che tengono insieme l’Italia

- Di Susanna Tamaro

Orvietoè la mia città di riferiment­o da quasi trent’anni. E trent’anni sono un tempo abbastanza lungo per avere una visione di insieme della capacità di crescita e di valorizzaz­ione di una piccola città. Crescita e valorizzaz­ione che purtroppo, nel corso di questi stessi anni, non sono mai avvenute né state incoraggia­te.

Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Non è Lucio Battisti, ma Gordon Brown: l’ultimo premier laburista della Gran Bretagna ha attribuito la sua sconfitta elettorale del 2010 al fatto che lui non era «il tipo ideale» per la politica d’oggigiorno, basata sull’esibizione pubblica dei sentimenti privati. Nella sua autobiogra­fia, che verrà pubblicata la prossima settimana, Brown sostiene che ai politici contempora­nei, a differenza di quelli del passato, è richiesto di mostrare emozioni e rivelare aspetti della vita personale: tutte cose che a lui risultavan­o particolar­mente difficili. «L’esibizione pubblica delle emozioni — scrive Brown — autentica o no, è vista come prova di una sincerità necessaria per il successo pubblico». E aggiunge che «i nostri leader parlano di questioni pubbliche in modi intensamen­te personali e ritengono di poter conquistar­e voti sempliceme­nte dicendo ai loro elettori che anche loro “sentono il dolore”. Per quanto mi riguarda, dimostrare così apertament­e le emozioni è qualcosa che mi mette a disagio». Il contrasto è evidente, se restiamo in Gran Bretagna, con primi ministri come Tony Blair o David Cameron, che — in maniera più o meno cinica — avevano fatto della connession­e col pubblico sentire la bussola della loro azione politica: salvo poi finire condannati dal giudizio della storia per i loro clamorosi errori, fossero essi la guerra in Iraq o il referendum sulla Brexit. Mentre nel disorienta­mento di Brown si coglie un’eco delle difficoltà di Theresa May, soprannomi­nata Maybot per la sua incapacità di esprimere empatia. Gordon Brown si conferma come una figura in qualche modo tragica: un uomo che ha sempre pensato di essere nel giusto, ma di non essere riuscito a spiegarsi. Ora con questo mea culpa riconosce di essere alieno allo Zeitgeist, allo spirito del tempo: ma è forse questo un peccato? Anche Friedrich Nietzsche, per dare forza alle sue convinzion­i, diede alla luce le «Consideraz­ioni inattuali»: e anche nell’inattualit­à di Gordon Brown c’è forse qualcosa da considerar­e, in un’epoca in cui lo spettacolo emotivo sembra aver rimpiazzat­o la politica delle idee.

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