Corriere della Sera

Pena esemplare per gli abusi: 8 anni ai bulli

Torino, dai 16enni sevizie e abusi sessuali. Il legale della vittima: una sentenza esemplare

- Di Paolo Coccorese

Conuna «pena esemplare» il Tribunale di Torino ha condannato a otto anni e sei mesi due bulli appena maggiorenn­i che hanno violentato e perseguita­to un loro compagno di scuola.

Lo hanno costretto a mangiare lumache vive, escrementi di cane e gatto e a masticare manciate di pepe. Doveva essere la sua prova di coraggio. Poi lo hanno obbligato ad appartarsi con una prostituta e a subire atti sessuali. Sevizie terribili, durate parecchi mesi. Violenze che hanno convinto ieri il Tribunale di Torino a pronunciar­e una sentenza di condanna a 8 anni e sei mesi di reclusione nei confronti di due ragazzi, poco più che maggiorenn­i, che dal febbraio 2013 al settembre 2014 hanno violentato e perseguita­to un 16enne, un loro compagno classe di due anni più piccolo.

I bulli lo hanno preso di mira obbligando­lo anche a bere tre bottiglie di vino. «Hanno continuato a minacciarm­i e a insultarmi finché non ho finito l’ultimo goccio — ha raccontato il giovane agli inquirenti —. A un certo punto mi sono sentito mancare, mi girava la testa e sono finito al Pronto Soccorso. Adesso, per fortuna, l’incubo è finito».

Le angherie hanno inizio nel 2013 e avvengono tra i banchi di un istituto profession­ale del torinese. Durante le lezioni del primo anno, i due bulli mettono sotto scacco il giovane. Un ragazzo come tanti. Appassiona­to di sport, trascorre il suo tempo libero ascoltando la musica e arbitrando le partite delle squadre giovanili sui campetti di periferia.

Una vita quotidiana uguale a quella dei suoi coetanei, che nasconde però le ombre e gli incubi di continue vessazioni durate per un anno e mezzo. Poi l’orrore viene a galla. E tra le lacrime, il giovane decide di confidarsi con il genitore di un altro compagno di scuola. Il racconto del ragazzo svela un’incredibil­e sequenza di violenze fisiche e psicologic­he rimasta fino a quel momento nell’ombra.

L’episodio che dà inizio alle angherie è la minaccia, da parte dei due aguzzini, di svelare alla famiglia della vittima le sue esperienze omosessual­i. È questo il momento in cui i due presunti amici si trasforman­o in orchi, creando un clima di terrore e ricatto in grado di varcare la porta della cameretta del sedicenne. È lì, tra le pareti di casa, che avvengono le sevizie più terribili. Nel silenzio della sua stanza, il ragazzo viene più volte sottoposto a violenze sessuali dai compagni di scuola.

Le sevizie continuano e durano per mesi. Il ragazzino è con le spalle al muro, capisce di non avere una via di uscita. Ha paura che possa accadere qualcosa di brutto anche ai suoi genitori. Prova un’ansia tanto terribile da pensare, a un certo punto, di farla finita. Durante questo doloroso calvario,

Giorni da incubo «Mi sentivo mancare e loro continuava­no a minacciarm­i, sono finito in ospedale»

il ragazzo è anche costretto, in un’occasione, a consumare un rapporto sessuale con una prostituta. Accade in strada, mentre i due bulli lo guardano a poca distanza.

Gli imputati erano accusati di stalking, lesioni e violenza sessuale aggravata. Dovranno risarcire la vittima con 10mila euro e non potranno esercitare attività pubbliche all’interno delle scuole. Durante il processo i due hanno continuato a respingere ogni accusa, negando di aver minacciato e violentato il compagno di istituto. Mentre esprimono soddisfazi­one i legali della vittima.

«Una condanna esemplare — commenta l’avvocato Maria Rosaria Scicchitan­o, che insieme alla collega Maria Giovanna Musone ha assistito il ragazzo —, sarà utile per far capire a molti giovani che se sbagliano esiste una punizione esemplare».

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